«La poliposi nasale è una particolare flogosi che si definisce di “tipo 2”, perché è strettamente connessa al sistema immunitario. È un’infiammazione che tende a creare la formazione di polipi all’interno del naso, determinando così non solo un’ostruzione, ma anche un disturbo dell’olfatto». A parlare è il professor Ignazio La Mantia, direttore dell’Unità Operativa di Otorinolaringoiatria dell’Azienda Policlinico di Catania. Intervenuto ai microfoni di Radio Kiss Kiss per le Pillole di Salute volute e organizzate dal network editoriale PreSa, La Mantia ha spiegato che un’alterazione del senso dell’olfatto può essere un campanello d’allarme della poliposi nasale. «Inoltre, non è corretto chiamarla “solo poliposi nasale”, in effetti è una rinosinusite cronica con poliposi nasale e ce ne sono svariati tipi: la forma più importante è proprio quella legata alla perdita dell’olfatto, o quantomeno alla diminuzione della capacità olfattiva. Un sintomo che può essere addirittura il primo segnale di questa patologia».
C’è una correlazione anche con l’asma o altre malattie infiammatorie?
«Sì, queste infiammazioni di tipo 2, legate a un’alterazione del sistema immunitario, hanno delle comorbidità. L’asma può essere una comorbidità molto importante, ma anche la dermatite atopica e persino le manifestazioni di infiammazione dell’esofago, quindi l’esofagite, può essere legata a un’infiammazione di tipo 2».
Come si può avere una diagnosi certa?
«La diagnosi, nel caso della patologia legata prevalentemente alle vie superiori, è una diagnosi endoscopica. Si procede con una endoscopia nasale, si valuta all’interno delle cavità nasali la presenza di polipi e si misura l’entità di un’eventuale poliposi. Possono esserci delle forme lievi e delle forme gravi. In alcuni casi, grazie ad una serie di accertamenti che prevedono anche uno studio ematologico, si può arrivare ad una diagnosi anche in situazioni abbastanza complesse, quelle che richiedono più tempo. Attraverso la valutazione di bio-markers si può arrivare a identificare l’infiammazione. Altra arma diagnostica è la Tac, che ci consente di studiare la flogosi e capire quale forma di rinosinusite cronica ci troviamo ad affrontare».
Come si interviene per affrontare la poliposi e recuperare l’olfatto perduto?
«La chirurgia è stata la prima soluzione che si è adottata, rimuovere l’ostruzione consente ai pazienti di recuperare una buona capacità di respirare dal naso. Tuttavia, nel tempo è stato chiaro che la malattia porta spesso a recidive. Di qui la convinzione di unire all’approccio chirurgico anche una terapia medica, che fino a qualche anno fa era legata solamente alla somministrazione di cortisonici, con tutti gli effetti collaterali che questi farmaci portano. Il cambio di paradigma è arrivato con la terapia biologica, quindi con l’utilizzo degli anticorpi monoclonali, che hanno cambiato radicalmente la storia clinica della rinosinusite cronica con poliposi nasale. Questi anticorpi monoclonali riescono in molti casi a risolvere il problema e riducono le dimensioni dei polipi».
“Contenuto realizzato da Radio KissKiss in collaborazione con PreSa, con il supporto di Sanofi”