A soli nove anni Chanar Aziz ha già rischiato la vita due volte. Originaria di Bagdad, è appena ritornata in Italia per essere sottoposta ad un intervento salvavita, ed è in Italia (alla Federico II) che ha conosciuto i suoi angeli. La storia di Aziz, dagli occhi grandi e pieni di vita, venne agli onori della cronaca nel 2011, poiché grazie ad una catena umanitaria fu trasferita in Italia perché affetta da “Sindrome del QT lungo”, una patologia cardiaca genetica che può causare morte improvvisa, come, purtroppo già accaduto per 2 sorelline.
Il primo intervento
All’epoca, l’equipe del professor Vosa realizzò un intervento innovativo con l’applicazione di un sistema salvavita che consisteva in un dispositivo posizionato in addome, collegato ad elettrodi sottocutanei che portandosi fino alla schiena, avevano la funzione di sorvegliare il cuore e di intervenire in caso di insorgenza di un’aritmia pericolosa per la vita. Il primo caso al mondo in una ragazzina così piccola.
La seconda emergenza
A distanza di 7 anni, il dispositivo ha iniziato a dare segni di esaurimento della carica e, in considerazione della crescita della bambina, il professor Gaetano Palma, ora responsabile della cardiochirurgia pediatrica federiciana, coadiuvato dal cardiochirurgo pediatrico Raffaele Giordano e dall’esperto di elettrofisiologia chirurgica Luigi Matarazzo, hanno sostituito l’intero sistema permettendo alla bambina di essere ancora protetta da eventuali “aritmie maligne”, senza ricorrere all’apertura del torace. L’intervento ha coinvolto l’intera equipe della cardiochirurgia pediatrica, in primo luogo l’anestesista Gaetano Castellano e gli specialisti dottori Sergio Palumbo, Sabato Cioffi e Marco Mucerino.
Ponte umanitario
Regia di tutta l’organizzazione è stata la dottoressa Veronica Russolillo, che, tra difficoltà soprattutto burocratiche, è riuscita nell’impresa di realizzare un ponte umanitario che ha coinvolto la direzione generale della Federico II, in particolare nella figura dell’assistente sociale Filomena Marra, la Regione Campania e associazioni di volontariato. Tutto il personale della Cardiochirurgia della Federico II di Napoli, sotto la direzione dei professori Emanuele Pilato e Gabriele Iannelli, ha accolto la piccola bimba irachena e il padre con grande umanità e in questi giorni di degenza si è prodigato in cure amorevoli, per rendere al massimo confortevole il breve decorso postoperatorio.