Il tema è inevitabilmente quello della terza dose, un argomento che sta scatenando molte polemiche e divisioni. Favorevoli e contrari argomentano, o almeno provano a farlo, per spostare l’ago della bilancia dalla propria parte; senza rendersi conto che la prima cosa da fare sarebbe quella di spiegare chi, e perché, deve fare la terza dose. Ecco allora qualche riga per provare a far luce su due termini: “addizionale” e “booster”, che tanto si sentono pronunciare, ma che poco spiegano a quanti non hanno praticità di medicina o semplicemente non hanno potuto leggere le circolari ministeriali. Raggiunta ormai una quota importante di prime e seconde dosi, è essenziale consolidare la risposta anticorpale generata dai vaccini. Questo significa garantire a tutti, anche alle persone che hanno un sistema immunitario compromesso – o a quanti lavorano “in prima linea”- di potersi considerare a giusto titolo “coperti” dalle vaccinazioni. Ecco perché nascono i termini “addizionale” e “booster”.
DOSE ADDIZIONALE
Quella che si definisce dose “addizionale” è una dose che completa il ciclo vaccinale delle persone più fragili. Al momento si ritiene prioritaria la vaccinazione addizionale a tutti quei cittadini che hanno subito un trapianto o che per varie ragioni sono da considerarsi immunocompromessi. Per queste persone è come se il ciclo vaccinale non si completasse con due dosi, bensì con tre. Facendo la terza dose addizionale si ottiene dunque una copertura più completa ed efficace, riducendo il rischio di contrarre il Covid o di contrarlo in una forma aggressiva. Il Ministero della Salute ha definito al momento specifici casi nei quali si deve procedere con l’invito alla terza dose addizionale. Quali? 1) Trapianto di organo solido in terapia immunosoppressiva. 2) Trapianto di cellule staminali ematopoietiche (entro due anni dal trapianto o in terapia immunosoppressiva per malattia del trapianto contro l’ospite cronica). 3) Attesa di trapianto d’organo. 4) Terapie a base di cellule T esprimenti un Recettore Chimerico Antigenico (cellule CART). 5) Patologia oncologica od onco-ematologica in trattamento con farmaci immunosoppressivi, mielosoppressivi o a meno di sei mesi dalla sospensione delle cure. 6) Immunodeficienze primitive (per esempio sindrome di DiGeorge, sindrome di Wiskott-Aldrich, immunodeficienza comune variabile etc.). 7) Immunodeficienze secondarie a trattamento farmacologico (per esempio terapia corticosteroidea ad alto dosaggio protratta nel tempo, farmaci immunosoppressori, farmaci biologici con rilevante impatto sulla funzionalità del sistema immunitario etc.). 8) Dialisi e insufficienza renale cronica grave. 9) Pregressa splenectomia e 10) Sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS) con conta dei linfociti T CD4+ < 200cellule/µl o sulla base di giudizio clinico. In tutti questi casi viene proposta una terza dose addizionale, sempre con vaccino mRNA (Pfizer o Moderna) indipendentemente dal vaccino usato in prima o seconda dose.
DOSE BOOSTER
Diversa è la situazione che riguarda le cosiddette dosi booster, che sono quelle somministrate ad alemanno sei mesi dalla seconda dose e che non sono di completamento del ciclo, ma di potenziamento. Sono particolarmente utili in tutte le persone che sono chiamate a stare in prima linea (ad esempio i medici) e che per questo hanno un alto rischio di contrarre il Covid. Non a caso, proprio in questi giorni, le Aziende Sanitarie Locali stanno chiamando a raccolta gli operatori per invitarli alla terza dose booster. Ed è bene spiegare che la terza dose non è obbligatoria e non incide (né che sia addizionale o booster) sulla possibilità di avere il green pass. Incide, questo è sicuro, sulla possibilità di proteggersi da un virus che ha già mostrato al mondo intero la propria letalità. Ecco perché scegliere di vaccinarsi (su consiglio medico) è sempre un’ottima idea.