Il Glifosato, ritenuto probabile causa di tumori per l’uomo dall’AIRC si potrà utilizzare liberamente per altri 5 anni. È quanto stabilito dall’Unione Europea, dopo la votazione di lunedì 27 novembre in merito al rinnovo dell’autorizzazione per l’uso agronomico del fitofarmaco. Diciotto Paesi hanno votato a favore, solo nove sono stati contrari (Italia, Francia, Belgio, Lussemburgo, Grecia, Cipro, Lettonia, Malta e Ungheria) e un astenuto (Portogallo). A spostare l’equilibrio verso il rinnovo è stato il voto della Germania che ha trainato Bulgaria, Romania e Polonia, tutti Stati che in precedenza si erano astenuti non permettendo il raggiungimento della maggioranza qualificata. Il voto favorevole tedesco potrebbe essere stato influenzato dall’acquisizione da parte della Bayer (gruppo agro-chimico), una delle principali industrie tedesche, della Monsanto (colosso internazionale che per anni ha prodotto e continua a produrre glifosato e che attualmente fornisce sementi ogm resistenti all’ erbicida). Nel mese di settembre 2016, infatti, la Bayer ha sottoscritto un accordo di circa 66 miliardi di dollari con la Monsanto per la sua acquisizione. L’operazione, però, ad oggi non si è ancora concretata a seguito dell’azione dell’autorità dell’antitrust e dalla Commissione Europea la quale sostiene che tale fusione possa diminuire drasticamente la competizione nell’ambito delle sementi OGM e dei fitofarmaci. In risposta a questa ipotesi prospettata dalla Commissione Ue, nell’ottobre 2017 ha comunicato la cessione, per circa 6 miliardi di euro, di svariate fette della sua produzione di fitofarmaci e di sementi alla Basf (gruppo agro-chimico sempre tedesco). La Commissione Europea si dovrebbe esprimere in data 8.01.2018.
Cos’è il Glifosato?
Il glifosato è un erbicida introdotto in agricoltura negli anni Settanta del secolo scorso dalla multinazionale Monsanto con il nome commerciale di Roundup. Ha avuto una grande diffusione perché alcune coltivazioni geneticamente modificate sono in grado di resistergli: distribuendo il glisofato sui campi si elimina ogni erbaccia o pianta tranne quella resistente che si desidera coltivare. Si aumenta così la resa per ettaro e si riduce l’impegno per l’agricoltore. Per la sua bassa tossicità rispetto agli erbicidi usati all’epoca è stato da subito molto usato anche in ambienti urbani per mantenere strade e ferrovie libere da erbacce infestanti. È attualmente l’erbicida più usato al mondo anche per la caratteristica di rimanere negli strati superficiali del terreno e di essere degradato e distrutto con relativa facilità dai batteri del suolo. Il brevetto della Monsanto è scaduto nel 2001 e da allora il glifosato è prodotto da un gran numero di aziende.
In passato la lotta alle infestanti veniva fatta attraverso la rimozione manuale e, ove possibile, meccanica, come spiega il Dr. Luciano O. Atzori, Biologo – Esperto in Sicurezza degli Alimenti e in Tutela della Salute, sul portale Alimenti e Sicurezza dello Studio ABR. Oggi, spiega l’esperto, soprattutto nell’agricoltura intensiva, si preferisce controllare le piante infestanti attraverso l’uso di sostanze chimiche (erbicida), perché riducono i costi agronomici e aumentano le produzioni, infatti ci sono oltre due mila agrofarmaci contenenti glifosato regolarmente registrati nell’UE, nonostante possano provocare comunque la formazione spontanea di piante infestanti erbicida – tolleranti, inquinamento ambientale, danneggiamento delle piante coltivate, ecc.
I rischi
L’ AIRC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro – organismo dell’OMS) ha classificato il glifosato come “probabile causa di tumori” in quanto in grado di danneggiare il DNA. A riprova di ciò vi sono soprattutto studi sui topi che hanno dimostrato che il glifosato è in grado di causare tumori nei reni e nel tessuto connettivo. Invece, parere più cauto è stato dato dall’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) la quale ritiene il glifosato “probabilmente non cancerogeno”. Quest’ultimo parere è stato al centro di polemiche e contestazioni da parte della comunità scientifica e non solo, a seguito delle scoperte che stanno emergendo dai “Monsanto Papers” e dall’ipotesi secondo cui il parere dell’EFSA in alcune parti, inerenti i rischi derivanti dall’uso del glifosato, sarebbero un “copia-incolla” dell’istanza di rinnovo dell’autorizzazione prodotta dalla Monsanto. Alcuni scienziati ritengono che molte di queste ricerche eseguite (in vitro e sugli animali) hanno preso come riferimento il principio attivo di questo erbicida (N-(fosfonometil)glicina, C3H8NO5P), dimostrando la relativa pericolosità della sostanza pura, ma negli erbicidi in commercio il principio attivo non viene mai utilizzato “puro” bensì combinato con altre sostanze che interagendo con il glifosato determinerebbero la reale pericolosità di questi erbicidi. Altri studi mostrano come il glifosato possa agire da Interferente Endocrino (IE), che si sommerebbe ai tanti interferenti endocrini con si entra in contatto quotidianamente. Gli interferenti endocrini (detti anche perturbatori o distruttori endocrini) sono costituiti da sostanze chimiche che si possono trovare nell’ambiente come contaminanti persistenti, in molti prodotti di consumo di uso comune, ma anche come sostanze naturali. Questi interferenti riescono ad alterare il normale funzionamento del sistema endocrino umano e non solo, in quanto possono “spegnere”, “accendere” o “modificare” i segnali inviati dagli ormoni.
Gli OGM – organismi geneticamente modificati
A seguito del rinnovo dell’autorizzazione del glifosato in ambito UE l’opinione pubblica, molte associazioni ambientaliste e di categoria e i media si stanno ponendo domande sulla reale pericolosità del glifosato. “Tutto questo legittimo disquisire – spiega Il dott. Atzori – sta facendo perdere di vista il vero “fuoco” della questione e cioè gli OGM”. “In passato – continua – il glifosato era usato soprattutto prima della semina per eliminare le eventuali erbacee presenti nel terreno invece negli ultimi anni è adoperato anche successivamente alla semina, ma per poter fare ciò bisogna coltivare specifiche colture OGM resistenti al glifosato. Grazie alle moderne tecnologie vengono inseriti nelle piante da coltivare specifici geni modificati in vitro i quali riescono a conferire a questi vegetali una buona tolleranza all’erbicida. Queste Piante Geneticamente Modificate (PGM), cioè trasgeniche, acquisiscono questa tolleranza grazie a differenti strategie quali l’iperproduzione dell’enzima EPSP, il ridotto assorbimento del glifosato e l’incrementata capacità di degradazione nei confronti di questo erbicida. Nell’UE la coltivazione di piante GM è pressoché vietata, ma non l’importazione quindi non è raro mangiare carne di pollo, di bovini, di suini e altri alimentati ottenuti con farine di soia, di orzo, ecc. ricavate da PGM”. Le sementi geneticamente modificati Round-up Ready tolleranti al glifosato sono molto commercializzate negli Stati Uniti, Argentina, Brasile, Sudafrica e Cina. Nel frattempo la ricerca continuerà il percorso di valutazione dei rischi ambientali e per la salute umana. L’uso degli erbicidi a base di glifosato intanto continuerà a contribuire alla riduzione della biodiversità specialmente in alcune colture (quali il mais e la soia) e concorrerà al consolidamento del monopolio delle sementi geneticamente modificate.
In Italia
L’Italia ha mantenuto sin dall’inizio una posizione ferma dando la precedenza alla tutela della salute umana e alla difesa dell’ambiente. Grazie ai Decreti del Ministero della Salute del 9.08.2016 e del 6.09.2016, nel nostro Paese si sono imposti dei divieti come l’uso dei formulati contenenti l’ammina di sego polietossilata, è vietato l’impiego del glifosato nelle aree pubbliche (parchi, giardini, aree scolastiche interne, campi sportivi, ecc.), nei terreni a forte componente sabbiosa (in quanto il glifosato potrebbe percolare con facilità nelle sottostanti falde acquifere inquinandole) e prima della raccolta dei cereali. Però tutti gli altri impieghi agronomici rimangono permessi. Ancora più severa è la Francia che oltre ad avere imposto dei divieti interni vuole eliminare totalmente l’uso del glifosato entro tre anni. In ambito europeo, invece, per ora viene meno il Principio di Precauzione previsto dall’art. 7 del Regolamento (CE) 178/2002 il quale attesta, che quando ci sono minacce di serio danno, l’assenza di certezze scientifiche non deve essere utilizzata come ragione per ostacolare misure di prevenzione della salute umana.
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