Irrequietezza, scarsa concentrazione in classe e un atteggiamento spesso provocatorio possono essere nei bambini i sintomi di una condizione che si chiama ADHD, spesso associata ad un disturbo che i medici definiscono DOP. Andiamo con ordine e proviamo a spiegare perché non si dovrebbe mai correre a conclusioni affrettate con i comportamenti dei più piccoli. L’ADHD è quello che in medicina si definisce Disturbo da Deficit di Attenzione Iperattività. Il nome la dice già lunga e fa comprendere che a volte un comportamento non proprio educato in classe può essere conseguenza di un disturbo. In questo caso si tratta di un disturbo del neurosviluppo, vale a dire di un deficit che causa una compromissione nel funzionamento personale, sociale, scolastico o lavorativo.
IL DOP
I “sintomi” sono tipicamente livelli invalidanti di disattenzione, disorganizzazione o iperattività e impulsività. Nei bambini questo disturbo si presenta spesso con un altro problema, il DOP, ovvero Disturbo Oppositivo-Provocatorio. Punire questi bambini come se non avessero alcun problema, cercare di impartire loro un’educazione severa e ignorare le loro esigenze non è il modo giusto di fare. Il primo passo è invece quello di arrivare ad una diagnosi, per poi mettere in campo quelle strategie utili a favorire l’arrivo di ottimi risultati.
IL NEUROPSICHIATRA
La diagnosi di ADHD non può essere fatta con esami di laboratorio, è una di quelle diagnosi che può arrivare solo con l’attenta osservazione da parte di un esperto (solitamente il neuropsichiatra infantile) che con una serie di test potrà capire se esiste un disturbo di ADHD o meno.
CAMPANELLI D’ALLARME
I bambini con ADHD hanno difficoltà a completare qualsiasi attività che richieda concentrazione, sembrano non ascoltare nulla di quanto gli viene detto, sono eccessivamente vivaci, corrono o si arrampicano, saltano sulle sedie. Altri sintomi sono: di distrarsi molto facilmente, parlare in continuazione, rispondere in modo irruento prima di ascoltare tutta la domanda, non riuscire ad aspettare il proprio turno in coda o in un gruppo di lavoro. Possono manifestare serie difficoltà di apprendimento che rischiano di farli restare indietro rispetto ai compagni di classe, con danni emotivi. Ma tutto questo non significa che non possano arrivare a risultati uguali o migliori dei loro compagni. L’importante è intraprendere il percorso giusto anche con il supporto della scuola.