I ricercatori che l’hanno sequenziata le hanno dato il nome di Deltacron, dalla fusione di Delta e Omicron, ovvero le due varianti del Covid che stanno imperversando in tutto il mondo. La nuova variante è stata individuata per la prima volta a Cipro e già sono stati identificati più di 25 casi, molti dei quali in pazienti ospedalizzati. Ora secondo gli esperti è essenziale comprendere se Deltacron ha una contagiosità e una patogenicità maggiore di Omicron e di Delta. Certo è che la nuova variante qualche allarme lo ha creato, anche perché potrebbe circolare assieme a quelle già presenti aumentando ancor più la pressione sulle strutture ospedaliere già in forte affanno.
DUE PANDEMIE
Intanto a fare un po’ di chiarezza sulla situazione Covid è stato il direttore dell’Istituto Mario Negri, Giuseppe Remuzzi, intervento alla trasmissione Mezz’ora in più di Rai3. «Sono due le pandemie contemporaneamente in corso in Italia in questo momento: una è quella preesistente causata dalla variante Delta e l’altro è quella più recente dovuta alla variante Omicron: se quest’ultima riuscirà a prendere il sopravvento sulla prima, forse riusciremo a vedere la discesa della curva epidemica nel giro di qualche settimana». Remuzzi ha poi ammesso di essere stato sorpreso dalla capacità di diffusione mostrata da Omicron. Attualmente, ha aggiunto, «abbiamo in un certo senso due pandemie: una sostenuta dalla variante Omicron e una dalla Delta» e, sebbene i dati siano ancora allo studio, ci sono secondo Remuzzi elementi per ritenere che «le persone ricoverate in terapie intensiva in questo momento siano persone che hanno contratto la variante Delta». Ci si trova così di fronte a una sorta di gara. Guardando al futuro «si può temere che Omicron non riesca a contagiare un grandissimo numero persone, vicino al 95%, prima che la Delta continui lungo la sua strada». Se infatti le due varianti dovessero coesistere, «questo potrebbe rappresentare un ulteriore problema, ci sarebbero delle preoccupazioni in più». Se invece Omicron riuscisse a sopraffare Delta, «dal momento che è abbastanza chiaro che la malattia che provoca è meno severa, soprattutto per quanto riguarda l’interessamento polmonare, allora forse riusciamo a vedere la discesa della curva nel giro di qualche settimana». Dunque, per ora non resta che attendere e continuare a rispettare scrupolosamente le norme per il contrasto della diffusione del virus, unica vera arma assieme ai vaccini per difendersi da questo nemico invisibile e ancora temibile.