Il tumore alla tiroide colpisce prevalentemente le donne, l’età media è di 53 anni e 1 paziente su 5 ha avuto altri casi in famiglia. E’ un quadro a tinte fosche quello dipinto da un’indagine voluta dal Comitato delle associazioni dei pazienti endocrini (Cape), uno studio che prende in considerazione il punto di vista del paziente, dalle esigenze cliniche e del rispetto della qualità della vita. Si scopre allora che questo tipo di neoplasia ha un forte impatto, soprattutto in termini psicologici. I problemi sono molti: l’incertezza della prognosi (15%), uno scarso supporto psicologico (13%) e preoccupazione per l’impatto sulle attività lavorative (12%), con un 19% degli intervistati che accusa effetti collaterali dei trattamenti.
Solitudine
Spesso (nell’11% dei casi) i pazienti vengono a conoscenza della diagnosi di tumore dalla lettura dei referti degli esami, in totale solitudine . E questo giustifica anche il fatto che più della metà dei pazienti ricerchi informazioni autonomamente, nella maggior parte dei casi tramite il web (70%), strumento di dubbia affidabilità e non adatto a sostenere concretamente il paziente nel momento di maggiore difficoltà e ansia. «Nel momento in cui viene diagnosticata una malattia – spiega la presidente Paola Polano – la persona attraversa una situazione di crisi emotiva che, se non supportata dall’aiuto di professionisti, può protrarsi nel tempo in modo sempre più drastico. Per questo motivo è di fondamentale importanza che il paziente venga affiancato da uno psicologo o almeno sostenuto dall’esperienza delle associazione di pazienti che sono in grado di fornire supporto emotivo per affrontare la malattia nel modo più sereno».
La chirurgia
Nonostante questo, in Italia la chirurgia garantisce ottimi risultati. Infatti, 1 paziente su 2 si ritiene molto soddisfatto delle strutture ospedaliere nelle quali viene seguito. Otto pazienti su 10 sono stati sottoposti ad un solo intervento e più della metà di queste persone non hanno avuto complicanze. L’auspicio è che per il tumore alla tiroide si riescano a sviluppare cure farmacologiche sempre più efficaci e interventi chirurgici meno invasivi. Inoltre i dati di confronto tra i pazienti di più recente diagnosi e quelli precedenti, evidenziano una significativa tendenza al miglioramento di diagnosi, terapie e assistenza.