Le mascherine non bastano a tenersi al riparo dal coronavirus, in contesti estremamente ravvicinati (un ascensore o un bus affollato, il virus potrebbe entrare dagli occhi. Una verità che lascia sgomenti e che ci rende improvvisamente più fragili rispetto ad un virus che sta tornando a far paura come, se non di più, nei mesi del lockdown. Ma com’è possibile che ad oggi nessun esperto e nessuna norma ci abbia richiesto l’uso degli occhiali di protezione? Mentre per le mascherine si è fatta, giustamente, una grande campagna di sensibilizzazione, gli occhi sono stati completamente dimenticati. Eppure, proprio gli occhi sono considerati dagli scienziati una delle tre porte attraverso cui entra il contagio di massa. La risposta, verosimilmente, è che non ci si è dimenticati di mettere al corrente la popolazione, semplicemente si è ritenuto che sarebbe stato troppo chiedere anche l’impiego degli occhialini. E probabilmente si è sottostimata la pericolosità della seconda ondata. Forse per l’errata convinzione di essere ormai pronti.
L’ALLARME
A lanciare un allarme sulla possibilità di essere infettati proprio a causa della mancanza degli occhiali protettivi è il presidente nazionale della Sis 11,8 Mario Balzanelli, che ricorda come «il virus SARS-CoV2 si lega ai recettori ACE ampiamente presenti nella cornea e nelle congiuntive oculari, e all’interno del film lacrimale defluisce nel naso e nella gola scendendo nelle vie aeree fino ad arrivare in un momento successivo nei polmoni». Balzanelli cita ben 50 studi scientifici internazionali che lo dimostrano e la stessa esperienza quotidiana sul campo degli operatori del Sistema di Emergenza Territoriale 118 che, utilizzando visiere e mascherine hanno evitato migliaia di infezioni. «Occhiali o visiera permettono quando indossati insieme alle mascherine di stare a distanza ravvicinatissima (anche a meno di mezzo metro) e prolungata, anche di ore di seguito, rispetto ai pazienti Covid-19 positivi». Il presidente del 118 auspica che visiere e occhiali anti-droplets vengano resi obbligatori come le mascherine, «dispositivi ovunque disponibili, facilmente reperibili e a bassissimo costo – conclude – da indossare unicamente nelle circostanze in cui non sia possibile mantenere le distanze interpersonali di sicurezza, come in tutti i contesti della mobilità di massa. Come ad esempio sui bus, in metropolitana, in treno, negli ambienti di lavoro e soprattutto, per i nostri ragazzi, stando a scuola, contesti interpretabili quali veri e propri vettori maggiori dell’espansione potenzialmente incontrollabile dei contagi».
IL CONTAGIO
Intanto, in tutta Italia si registra un giorno dopo l’altro un aumento della curva epidemica. Gli ultimi dati parlano di 24.991(ieri erano 21.994). I morti sono 205 (ieri erano 221), secondo i dati del ministero della Salute. Nuovo balzo dei pazienti in terapia intensiva. Sono 125 in più nelle ultime 24 ore (ieri l’aumento era analogo, +127), secondo i dati del ministero della Salute, per un totale di 1.536 persone in rianimazione. Nei reparti ordinari ci sono ora 14.981 pazienti, con un incremento di 1.026. Gli attualmente positivi sono arrivati a 276.457, ben 21.367 più di ieri. Di questi, 259.940 sono le persone in isolamento domiciliare. Numeri che prospettano un nuovo lockdown, ormai invocato da più parti come il solo modo di riprendere il controllo della situazione.