Tempo di lettura: 3 minutiSolamente 1 paziente su 2 ha avuto indicazioni cliniche sulle modalità di preparazione alla colonscopia. L’esame per la prevenzione delle patologie legate al colon-retto. L’informazione agli utenti sembra ricadere solo sul personale sanitario o sugli operatori del centro screening. Sono questi alcuni punti emersi dal Rapporto di Cittadinanzattiva Lazio riferiti all’anno 2022.
“Il Rapporto sul monitoraggio del colon retto – nel Lazio, presentato alcuni giorni fa – ci restituisce una realtà di prevenzione che va sostenuta, ampliata e diffusa. I dati emersi ci indicano tendenze, correzioni e ipotesi di lavoro per il miglioramento dell’accesso e della qualità del servizio offerto”. Questo il primo commento di Elio Rosati segretario regionale di Cittadinanzattiva Lazio.
La colonscopia per la prevenzione secondaria del tumore del colon-retto
La colonscopia è un esame endoscopico, attraverso cui si osserva la superficie interna del colon e del retto. Di conseguenza si utilizza per la diagnosi di malattie infiammatorie croniche, diverticoli, polipi e tumori maligni. La colonscopia è importante anche per la prevenzione secondaria del tumore del colon-retto.
Si tratta del secondo tumore più frequentemente diagnosticato nella popolazione italiana. Solitamente si effettua se il paziente risulta positivo all’esame del sangue occulto fecale. Quest’ultimo rientra nei programmi di screening regionali per la diagnosi precoce dei tumori del colon-retto, indirizzati alla popolazione fra i 50 e i 69 anni.
Centri screening per il monitoraggio del colon retto
Nel Lazio, il 23% dei partecipanti all’indagine ritiene che le persone con fit positivo non siano adeguatamente informate sulla necessità di eseguire l’approfondimento diagnostico. Tuttavia, c’è consapevolezza di quali siano gli standard qualitativi di riferimento per le procedure endoscopiche. La conformità della colonscopia è fondamentale (punteggio 9-10, 93%).
Tra le iniziative per migliorare l’adesione risalta il colloquio con il personale del servizio endoscopico (punteggio 5-6 100%). Subito dopo il colloquio con il Medico di Medicina Generale (punteggio 5-6 84,6%). Questo presume una maggiore preparazione degli specialisti sull’argomento rispetto ai medici di medicina generale (MMG).
Personale sanitario (reparto endoscopico)
Il 30,2% non ha svolto corsi di formazione o di aggiornamento in merito alla prevenzione del CCR – Cancro al Colon Retto. I pazienti sono poco informati sulla colonscopia nel 6% dei casi, sufficientemente nel 54,7 e molto nel 34%. I dati riflettono la necessità che l’informazione stessa sia correttamente implementata da parte dell’azienda sanitaria.
Anche il personale sanitario è a conoscenza di quali siano gli standard delle procedure endoscopiche. Tuttavia, non tutte le ASL hanno messo in atto procedure per la valutazione del servizio endoscopico (58,8% SI 29,4% NO). La conformità della colonscopia è importante (punteggio 9-10 83%). Dato sovrapponibile a quello dei centri screening.
Tra le iniziative per migliorare l’adesione c’è predominanza ai colloqui con gli specialisti del servizio endoscopico (punteggio 6 54,7%), poi un colloquio con il MMG (punteggio 6 34%). Come per i centri screening, il colloquio con il MMG è importante ma risulta preferibile il colloquio con specialisti del settore.
Altro aspetto per migliorare l’adesione alla colonscopia di screening è una preparazione che non interferisca sulla qualità di vita del paziente (punteggio 5-6 75%). Il ruolo del farmacista territoriale è marginale in tutto il processo di adesione allo screening.
I pazienti
Solamente 1 paziente su 2 ha avuto indicazioni sulle modalità per prepararsi all’esame colonscopico dal personale del servizio endoscopico. Questo contrasta con quanto affermato dagli operatori sanitari e dai centri screening, e cioè che debba essere il personale, adeguatamente formato, a dare informazioni chiare al paziente sulle modalità della procedura.
Ciò denota anche una non completa chiarezza sulle modalità di preparazione (14,2%, sotto il punteggio 7). Una non chiara modalità di assunzione del preparato porta a una scarsa pulizia intestinale. Ne consegue una difficoltà per gli operatori di eseguire l’esame endoscopico secondo gli standard qualitativi richiesti.
Quello che scoraggia maggiormente i pazienti a fare l’esame è la preparazione alla colonscopia (54,5%). L’assunzione del lassativo in preparazione dell’esame ha interferito (poco 41%, sufficientemente, 48,4% molto 10,5%) sulla qualità di vita. Qui si può notare una differenza di risposte in relazione del lassativo assunto.
Sulle iniziative che possono migliorare l’adesione all’esame anche qui prevale un colloquio diretto con lo specialista (punteggio 5-6 63%) piuttosto che con il MMG (punteggio 5-6 56,4%).
La Carta della Qualità
“Alla luce delle indicazioni provenienti dal monitoraggio riteniamo che si possano delineare alcune azioni specifiche con un obiettivo generale da raggiungere in modo coordinato con tutte le competenze, professionalità e livelli istituzionali, civici e delle associazioni dei pazienti”, ha commentato Rosati. “Riteniamo infatti che l’obiettivo generale debba essere la costruzione di una Carta della qualità per lo screening del colon retto nel Lazio.
“È necessario avviare questo percorso che potrebbe essere un passo rilevante nella prevenzione, gestione e presa in carico delle problematiche inerenti patologie importanti che impattano sulla qualità di vita delle persone.
Come Cittadinanzattiva Lazio pertanto auspichiamo che nel prossimo futuro con la Regione Lazio, con gli operatori sanitari, con le associazioni dei pazienti si possa aprire un percorso di costruzione della Carta della Qualità.
L’obiettivo è: “aumentare, in modo consapevole, accesso, prevenzione, presa in carico e gestione delle patologie a qualsiasi livello, territoriale o ospedaliero che sia. Con il fine ultimo di avere una qualità di vita soddisfacente, operatori sanitari altamente formati, motivati e in rete con tutto il servizio sanitario regionale” – ha quindi concluso Rosati.