Per alcune forme di tumori ossei la chirurgia è la strada migliore, per altri invece è meglio procedere con l’adroterapia, cura che sfrutta fasci di ioni carbonio capaci di spezzare il DNA delle cellule maligne. Ci si muove però su territori relativamente inesplorati e non sempre è chiaro. In relazione a ciascun caso, quale delle due strade scegliere. Per questo in Italia sta nascendo il primo studio clinico al mondo che servirà proprio a confrontare l’efficacia e gli effetti collaterali di chirurgia e adroterapia con ioni carbonio nel trattamento del cordoma dell’osso sacro.
Una neoplasia poco nota
Il cordoma è un tumore osseo maligno che si sviluppa dai residui della «notocorda», vale a dire di quella struttura che si trova nell’embrione e che fa da stampo per lo sviluppo nella fase fetale della colonna vertebrale. Questa struttura, una volta completata la formazione delle vertebre, regredisce e rimane in parte presente a livello dei dischi interverterbrali, particolarmente a livello del sacro e base cranica. Questo tumore colpisce nella maggiore parte dei casi l’osso sacro (circa il 50% dei casi), la base del cranio e – più raramente – la colonna vertebrale mobile. Si stima che ne sia colpita circa 1 persona ogni 100.000. Sono più colpiti gli uomini e l’età media della diagnosi è intorno ai 60 anni.
Lo studio
Avviato dalla Fondazione CNAO, Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica, e dall’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, è promosso dall’Italian Sarcoma Group, associazione di medici impegnata nelle ricerca e nel miglioramento delle cure per il sarcoma, il progetto vede coinvolti 25 centri di cura di tutto il mondo, tra cui diverse nazioni europee, come Francia, Spagna, Austria, Germania, Norvegia, Inghilterra, Svizzera, e centri giapponesi e nordamericani. Il coordinatore internazionale dello studio è il dott. Alessandro Gronchi, chirurgo specializzato nella cura dei sarcomi dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano.
Terapia innovativa
L’adroterapia con ioni carbonio, è stata introdotta a partire dalla metà degli anni ’90 in Giappone e dal 2011 anche in Italia al CNAO, Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica, unico centro italiano in grado di trattare tumori radioresistenti e non operabili con fasci di ioni carbonio. Con i fasci di ioni carbonio è possibile colpire il tumore con una potenza tre volte superiore ai raggi X e con grande precisione, poiché queste particelle rilasciano la loro energia solo in prossimità delle cellule malate, riducendo molto l’impatto e gli effetti collaterali sui tessuti sani. Al CNAO sono già stati trattati oltre 360 pazienti con cordomi e condrosarcomi e la terapia si è rivelata efficace nel fermare la malattia in circa l’80% dei casi. I fasci di ioni carbonio sono generati da un acceleratore di particelle, simile a quelli del CERN. L’adroterapia è stata recentemente inserita dal Ministero della Salute nei Nuovi Livelli Essenziali d’Assistenza (LEA), ovvero nelle cure rimborsabili dal Sistema Sanitario Nazionale.
Una grande opportunità
«La chirurgia dei cordomi del sacro – spiega Alessandro Gronchi, chirurgo oncologo specializzato nella chirurgia dei sarcomi della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano – è potenzialmente curativa, ma spesso è gravata da sequele funzionali rilevanti, che limitano la vita di relazione dei pazienti in maniera importante, andando a compromettere le loro funzioni fisiologiche più delicate. La disponibilità di nuove tecnologie radioterapiche rappresenta un’opportunità per cercare di limitare questi danni. Il trattamento radiante esclusivo con adroni infatti non è gravato dalle stesse sequele della chirurgia e potrebbe ottenere risultati di cura per lo meno confrontabili».