È la relazione tra acufene (o tinnitus) e sordità ad avere guidato uno studio della Harvard Medical School che apre la strada a una possibile cura. Se l’acufene fa sentire cose che non ci sono, con la sordità si perde la percezione di alcuni suoni. In realtà la perdita di input dalle orecchie induce il cervello a compensare con suoni illusori, meccanismo simile a quello dell’arto fantasma nelle persone amputate. Le onde sonore attraverso il timpano raggiungono il fluido all’interno di una camera a spirale dell’orecchio interno chiamata “coclea”; le cellule dotate di minuscoli peli movimentati da questo fluido trasformano le onde sonore in impulsi elettrici che dai nervi arrivano al cervello, queste cellule ciliate muoiono gradualmente con l’età soprattutto quelle che registrano i suoni ad alta frequenza.
Fibre nervose
Gli studi della Harvard Medical School hanno dimostrato che le fibre nervose sono più vulnerabili ai danni da rumore rispetto alle cellule ciliate e tre tipi di fibre sensibili a volumi diversi hanno sensibilità differenti; quelle che elaborano i suoni forti si danneggiano più facilmente, questo spiega anche perché – spesso – gli anziani abbiano difficoltà a comprendere le parole in ambienti rumorosi. Ma c’è chi con un buon udito soffre di acufene o chi senza avere l’acufene non sente bene in ambienti rumorosi, in questo caso si parla di sordità nascosta.
Neurotrofina 3
Le persone con un dito normale sofferenti di acufene hanno un’attività inferiore nei nervi acustici rispetto a quelle senza acufene e anche l’esposizione al rumore può influenzare i nervi cocleari e causare una perdita uditiva nascosta anche prima di uccidere le cellule ciliate, questo ha aperto esperimenti di rigenerazione delle fibre del nervo cocleare attraverso la neurotrofina 3, molecola che promuove la formazione di sinapsi nell’orecchio negli embrioni. Una terapia che in sperimentazione ha eliminato l’acufene e anche restituito completamente l’udito.