Con un flash mob, ieri, la sanità campana ha detto no alla camorra. Ma anche “basta” alla violenza contro i camici bianchi. La manifestazione è stata voluta dalla struttura commissariale dell’Asl Napoli 1 Centro e dai sindacati dopo l’assurdo episodio verificatosi 10 giorni fa, quando un sicario armato ha fatto irruzione in ospedale per “chiudere i conti” con la sua vittima designata. Una scena surreale, superiore nella sua assurdità persino ai copioni di Gomorra. Casco integrale sulla testa e nessuna considerazione della vita umana, l’uomo ha sparato più volte nel mucchio di parenti e medici assiepati all’ingresso del pronto soccorso. Un episodio che ha scioccato l’intera città di Napoli, anche se i medici e gli infermieri sono rimasti tutti al proprio posto. Pronti a portare a termine un lavoro divenuto ormai ad alto rischio.
DISARMIAMO LA CAMORRA
Lo slogan voluto per il flash mob è molto chiaro: “disarmiamo la camorra”. L’idea di fondo, ha poi spiegato il commissario straordinario Ciro Verdoliva, è quella di fare muro contro tutti gli atteggiamenti camorristici. Quelli che si palesano nel modo più clamoroso, con colpi d’arma da fuoco, ma anche gli insulti, le minacce, gli schiaffi che ogni giorno vengono rivolti nei confronti di chi indossa un camice. «La battaglia di civiltà che parte simbolicamente dal pronto soccorso dei Pellegrini, ma che in contemporanea si leva da tutti i presidi dell’Asl Napoli 1 Centro e – sento di poter dire – non solo dai nostri, è una battaglia che riguarda tutti. Nessuno escluso. Che siano proiettili, pugni, schiaffi o insulti, ogni colpo è un colpo che alla fine si ritorce contro tutta la collettività. Oggi noi siamo qui uniti, la coesione è ciò che ci rende forti. Che ci mette in condizione di disarmare la camorra. E badate, la camorra non è solo quella che arriva per mano di un sicario che fa fuoco. I germi della camorra si annidano ovunque si ceda al compromesso, al mancato rispetto delle regole. La camorra è un’infezione che prolifera nell’indifferenza, nell’omertà e nella rassegnazione, purtroppo di tanti».
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I MEDICI
Tra i primi a lanciare una campagna contro le aggressioni ai danni dei medici, Silvestro Scotti (presidente dell’Ordine dei Medici di Napoli) ricorda che «se un paziente aggredisce un medico, ancorché sostituto, in uno studio della Medicina di Famiglia significa che non esiste più limite alla certezza di impunità nel compiere un gesto simile. Aggredire un medico con la certezza di essere identificati e non curarsi minimamente delle conseguenze significa essere ben oltre il limite». Scotti, si riferisce ad un altro episodio di violenza che ha scosso la medicina generale di Napoli, avvenuto nei giorni scorsi. «Da medico, prima ancora che da presidente dell’Ordine, mi rivolgo ai cittadini e ai colleghi: facciamo in modo che il nostro messaggio arrivi forte e chiaro, oltre le mura del Pellegrini e oltre i confini di Napoli arrivi allo Stato che in fin dei conti siamo tutti noi».
ALTA TENSIONE
Purtroppo, nonostante la coesione mostrata dai napoletani, resta alta la tensione a causa delle aggressioni. Sarebbe però un errore banalizzare la questione come violenza negli ospedali, quello che sta accadendo è un fenomeno che va ben al di là della sanità, è un allarme sociale al quale chi di dovere dovrebbe prestare l’orecchio. Ascoltare per reagire con forza e far sentire a tutti la presenza dello Stato. Questo è l’unico modo per cambiare veramente le cose, ogni altra considerazione resta semplice bagarre politica. Nulla che serva ai cittadini, solo proclami e promesse che servono a screditare il grande lavoro che si sta facendo in Campania.