Spesso si sente parlare di dermatite atopica in modo un po’ generico, talvolta confondendo persino i sintomi con quelli di altre patologie. Tuttavia, la dermatite atopica è una malattia che può far precipitare la qualità di vita di chi ne soffre, e purtroppo i dati disponibili parlano di un numero di diagnosi enorme e in continuo aumento. Per questo il network editoriale PreSa Prevenzione Salute ha deciso di dedicare una pillola di salute proprio a questo tema, ascoltando i consigli di una delle maggiori esperte in materia: Gabriella Fabbrocini, direttrice della Clinica Dermatologica dell’Università Federico II di Napoli. Intervenuta ai microfoni di Radio Kiss Kiss, Fabbrocini ha spiegato che il primo fattore per individuare correttamente un campanello d’allarme è l’età. «I sintomi cambiano molto a seconda dell’età del paziente. Nel neonato il sintomo più frequente la cosiddetta “crosta lattea” a carico del cuoio capelluto e nelle orecchie. La professoressa Fabbrocini spiega le manifestazioni cutanee si accompagnano a un forte prurito, soprattutto notturno e a lesioni da grattamento quali escoriazioni e sanguinamento che affliggono il paziente compromettendone la qualità di vita, insieme a quella dei genitori che se ne prendono cura. Nelle forme più gravi che possono persistere in età adolescenziale ed adulta, le chiazze desquamanti, arrossate e pruriginose possono ricoprire ampie aree della pelle , soprattutto a livello del viso e delle pieghe dei gomiti e dei ginocchi. Contrariamente a quanto si pensava un tempo esistono anche forme ad esordio in età adulta. Negli adulti, nel 20 o 30% dei pazienti la dermatite atopica si presenta in forma moderata a severa e può essere un vero problema per la qualità di vita del paziente.
Come si arriva ad una diagnosi? «Inizialmente il pediatra può inquadrare facilmente una dermatite atopica lieve. Poi, con la crescita, se questa forma va peggiorando c’è bisogno di tutta una serie di indagini specialistiche. Anche per capire se questa dermatite atopica si associ ad asma o altre malattie atopiche concomitanti, che riconoscono un meccanismo comune legato alla cosiddetta infiammazione di tipo 2, quali la rinite allergica, asma, rinosinusite cronica con poliposi nasale ed esofagite eosinofila».
La buona notizia è che «la storia della dermatite atopica è cambiata negli ultimi anni grazie a terapie che oggi sono in grado di inibire determinati tipi di citochine, quindi ridurre l’infiammazione che è il primo sintomo di questa malattia». Fabbrocini spiega anche che esistono una serie di terapie proattive, a base di detergenti ed emollienti, che possono coadiuvare i farmaci nelle fasi più intense della malattia.
Esistono ovviamente dei Centri dedicati a queste patologie, come quello della Federico II di Napoli, dove c’è un ambulatorio dedicato e che conta più di 1.000 pazienti con dermatite atopica moderata-grave trattata con farmaci innovativi. Bisogna rivolgersi al centro ospedaliero o universitario di riferimento per ottenere una presa in carico globale e ridurre i tempi di accesso alle terapie innovative dove vi è un’esigenza.”
“Contenuto realizzato da Radio Kiss Kiss in collaborazione con PreSa, con il supporto di Sanofi”