Febbre alta e tosse, l’allarme dei pediatri si estende da Nord a Sud. Quest’anno l’influenza si sta facendo sentire e i più colpiti sono i bambini. Il vice presidente della Federazione Italiana dei Medici Pediatri Antonio D’Avino mette in guardia da corse “inappropriate” al pronto soccorso, perché uno dei rischi – dice – è quello di «esporre i piccoli a ricchi inutili, trasportandoli per una banale influenza in pronto soccorso, dove rischiano di entrare in contatto con virus e batteri ben più pericolosi». Questo non significa certo che bisogna sottovalutare una febbre troppo alta o una brutta tosse. L’invito è quello a rivolgersi sempre e comunque al proprio pediatra di famiglia, e possibilmente fidarsi dei suoi consigli. Tra le patologie più frequenti in questi mesi invernali c’è la bronchiolite, che per molti, troppi, genitori è un nemico sconosciuto.
CHE COS’È
La bronchiolite è un’infezione virale acuta che colpisce il sistema respiratorio dei bambini di età inferiore ad un anno con maggiore prevalenza nei primi 6 mesi di vita e maggiore incidenza tra novembre e marzo. L’agente infettivo più coinvolto (nel 75% circa dei casi) è il virus respiratorio sinciziale (VRS) ma anche altri virus possono esserne la causa (metapneumovirus, coronavirus, rinovirus, adenovirus, virus influenzali e parainfluenzali). L’infezione è secondaria a una trasmissione che avviene primariamente per contatto diretto con le secrezioni infette. La fase di contagio dura tipicamente da 6 a 10 giorni. L’infezione interessa bronchi e bronchioli innescando un processo infiammatorio, aumento della produzione di muco e ostruzione delle vie aeree con possibile comparsa di difficoltà respiratoria. Fattori che aumentano il rischio di maggiore gravità sono la prematurità, l’età del bambino (< 12 settimane), le cardiopatie congenite, la displasia broncopolmonare, la fibrosi cistica, le anomalie congenite delle vie aeree e le immunodeficienze.
QUALI SONO I SINTOMI
Generalmente esordisce con febbricola e rinite (infiammazione nasale); successivamente possono comparire tosse insistente, che si aggrava gradualmente, e difficoltà respiratoria – più o meno marcata – caratterizzata da un aumento della frequenza respiratoria e da rientramenti intercostali. Il più delle volte si risolve spontaneamente e senza conseguenze. Tuttavia, in alcuni casi, può rendersi necessario il ricovero, specialmente al di sotto dei sei mesi di vita. In bambini così piccoli è spesso presente un calo dei livelli di saturimetria (ossigeno nel sangue) e può osservarsi una disidratazione causata dalla difficoltà di alimentazione e dell’aumentata perdita idrica determinata dal lavoro respiratorio. Inoltre, nei pazienti nati prematuri o di età inferiore alle 6 settimane di vita, è aumentato il rischio di apnea (episodio di pausa respiratoria prolungata) e ne vanno pertanto controllati i parametri cardio-respiratori. Generalmente la malattia è benigna e si risolve spontaneamente in circa 12 giorni.