L’azienda coreana LG l’ha definito «Low Battery Anxiety»: si tratta dell’ansia da batteria scarica, la “patologia” che interessa il 90 per cento degli utenti. Quando il livello della batteria del telefonino arriva sotto il 20 per cento scattano comportamenti poco razionali. Non bastava quindi la “cellulare-mania” (come è stata definita dagli psicologi), cioè la dipendenza di avere sempre lo sguardo sullo schermo in attesa della prossima notifica o messaggio di WhatsApp. A soffrire di ansia da batteria scarica sono 9 persone su 10 e colpisce soprattutto quando ci si trova lontani da una presa elettrica. In questi casi il 61 per cento spegne del tutto lo smartphone; il 60 per cento rifiuta chiamate o messaggi ai propri cari per non consumare la batteria e una persona su tre ha avuto litigi con i propri partner o colleghi di lavoro per questo motivo. Può portare persino i più timidi (46 per cento degli utenti secondo lo studio) a rivolgersi a perfetti sconosciuti per chiedere di poter fare una chiamata o mandare un messaggio. E c’è chi arriva a prendere “segretamente in prestito” il caricatore di qualcun altro.
Finché la tecnologia non inventerà una batteria che duri all’infinito, ci sono comunque alcuni accorgimenti che suggerisce LG per prolungarne la durata e diminuire il rischio disagio:
- chiudere le app non in uso;
- abbassare la luminosità;
- spegnere il gps;
- diattivare la connessione wi-fi;
- evitare di scattare foto;
- non collegarsi ai social network (tra le più faticose);
- attivare la modalità di risparmio energetico;
- disattivare le notifiche e gli aggiornamenti delle app;
- evitare lo streaming video.
Se tutto questo non dovesse bastare e il telefonino arrivasse a spegnersi, allora si potranno riscoprire le relazioni face to face, tornando a guardare l’interlocutore negli occhi e non attraverso un dispositivo.
In particolare è importante capire se si è interessati da una dipendenza dal cellulare che va differenziata dall’uso e anche dall’abuso. In questi casi è opportuno tenere d’occhio la quantità giornaliera di tempo dedicato allo smartphone, incluso il semplice giocare con lo schermo. Il rischio di abuso cresce ancor di più in età adolescenziale.
Maura Manca, psicoterapeuta e presidente dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza mette in guardia i ragazzi, ma anche gli adulti, da alcuni comportamenti: “È importante che riflettiate su cosa possa generare in voi la batteria scarica, l’assenza della linea, il non poter usare il cellulare perché ormai è entrato talmente tanto nell’uso comune e quotidiano, ci affianca in tutte le nostre azioni, che non facciamo più caso a tutto questo”. La specialista fa una lista di atteggiamenti, e stati interni a cui bisogna fare particolare attenzione, tra cui:
- la maggior parte del proprio tempo e/o delle proprie attività sono collegate all’utilizzo dello smartphone comprese: telefonate, chat, giochi, video e foto, internet, social network, app, lettura, musica e quant’altro.
- queste attività tolgono del tempo ad altre attività come per esempio lo studio, lo sport, le uscite con gli amici (il lavoro per gli adulti), ecc…
- queste attività vengono svolte anche in parallelo ad altre attività come il mangiare, lo studiare, il fare sport, stare in bagno ecc…
- l’uso eccessivo di smartphone e tablet può portare a sperimentare sensazioni come di stordimento, cerchio alla testa, dolore alla testa, al viso, se non si usa l’auricolare o si ascolta la musica troppo alta alle orecchie e in certi casi anche vertigini.
- si crea quasi un legame affettivo con lo smartphone, si ha quasi difficoltà a staccarsi, “non si può vivere senza di lui”, si vive uno stato di agitazione e di ansia se non si può accedere alle funzioni del telefono.
- si usa il telefono non per necessità, ma per routine perché ormai fa parte della persona.
- lo smartphone viene prediletto a tutte le altre forme di comunicazione e a tutti gli altri oggetti tecnologici.
- soddisfa pure i bisogni, risponde a quasi tutte le esigenze e viene usato come mediatore nelle relazioni facilitando tutte le modalità comunicative dirette.
- nei momenti vuoti e di pausa si prende subito lo smartphone in mano.
- si ha il bisogno di essere sempre in contatto con qualcuno.
- si ha la sensazione di non essere mai soli (si ha quasi paura di sentirsi soli).
- si usa lo smartphone come mezzo di controllo anche di amici, parenti e conoscenti.
- si tende a provare ansia o perfino angoscia se la batteria è scarica, il telefonino non funziona o non si ha la connessione.
- spesso si hanno più oggetti tecnologici come per esempio smartphone, tablet e ipod e si alternano gli uni agli altri o si usano anche insieme in modalità multitasking.
- si ha l’abitudine di tenere il telefono sempre accesso anche dove è vietato come a scuola o anche durante la notte (attività che provoca numerosi risvegli notturni e va ad interferire con la qualità del sonno).
- si controllano costantemente le notifiche dei social network o di whatsapp per vedere se qualcuno a postato qualcosa, se si è stati taggati o se qualcuno ha scritto.
“Ragazzi – conclude la psicologa –state attenti perché uno dei rischi principali in cui si può incorrere è che il mondo virtuale possa prendere il sopravvento sul mondo reale rischiando di rimanere incastrati nella Rete”.