Una foto stampata sul badge per far trasparire un sorriso oltre le mascherine e le altre bardature necessarie a tenere lontano il virus. L’iniziativa che ha preso vita alla Federico II di Napoli restituisce un volto umano alle cure, in una pandemia che ha tra i suoi effetti più drammatici quelli della solitudine dei pazienti. Per i professionisti sanitari che lavorano nei reparti Covid tute integrali, cappuccio, mascherine, occhialini e visiere, doppi guanti sono la divisa d’ordinanza, indispensabile per contenere il rischio di trasmissione del virus. Le tute, dai più definite “da astronauta”, rappresentano un fondamentale strumento di prevenzione ma è innegabile che costituiscano anche un ostacolo nella relazione con i pazienti.
I BADGE
Ed è proprio nell’ambito della relazione tra professionisti sanitari e pazienti che si colloca l’iniziativa del reparto Covid di Ginecologia ed Ostetricia della Federico II, guidato da Giuseppe Bifulco, Direttore del Dipartimento Materno Infantile, dove da oggi si utilizzano badge identificativi usa e getta che il personale indossa apponendoli sulle tute monouso e che riportano la fotografia, il nome ed il cognome dell’operatore in modo ben visibile. “Si tratta – spiega Maurizio Guida, responsabile della Fisiopatologia Ostetrica Ginecologica e promotore dell’iniziativa – di foto autoadesive che permettono ai pazienti di riconoscere i professionisti che prestano loro le cure. I badge sono monouso e vengono gettati insieme al materiale sanitario, si applica quindi una foto nuova ogni volta che avviene la vestizione dell’operatore. L’idea si deve ad un tipografo che ha realizzato una stampa fotografica ad alta definizione e basso costo che ha consentito di stampare migliaia di foto distribuite sulle 40 unità in servizio al reparto Covid di Ginecologia ed Ostetricia”. Un’iniziativa molto apprezzata dalle ospiti della Ginecologia ed Ostetrica Covid che hanno manifestato un sincero entusiasmo per la novità, tra i numerosi commenti, emblematica l’affermazione della signora Maria: “Finalmente possiamo vedere chi sono gli angeli nascosti da queste tute agghiaccianti!”. Un elogio per l’iniziativa è arrivata anche dal direttore generale Anna Iervolino, che ha parlato di una “preziosa iniziativa che va nella direzione dell’umanizzazione delle cure, portando al centro della nostra attenzione l’importanza della relazione e del rapporto tra professionisti e pazienti, così importante nel processo di cura ancora di più quando si vive una situazione di prolungato isolamento”.