L’ inquinamento atmosferico è ancora un serio pericolo per la salute umana e per l’ambiente. A pagare il prezzo più alto è il Nord Italia: la zona con il più alto tasso di polveri sottili in Europa. Nel continente sono 3,9 milioni le persone che abitano in aree dove sono superati costantemente i limiti dei principali inquinanti dell’aria (PM10, biossido di azoto e ozono). Di queste, 3,7 milioni – circa il 95% – vivono nel Nord del nostro Paese. Il dato più allarmante riguarda i bambini: ogni giorno più del 90% dei minori sotto i 15 anni nel mondo respira aria inquinata, che è la causa di 600mila morti infantili dovute allo smog respirato in casa e fuori. L’Italia fa parte dei Paesi con la qualità dell’aria peggiore, tanto che il 98% dei bambini è esposto a livelli troppo alti di polveri ultrasottili. Nonostante i lenti miglioramenti l’ inquinamento continua a superare i limiti dettati dall’Unione europea e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. I dati aggiornati sono pubblicati dall’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA) nell’ultimo rapporto. “L’inquinamento atmosferico è un assassino invisibile – ha detto Hans Bruyninckx, direttore esecutivo dell’AEA – dobbiamo intensificare gli sforzi per affrontarne le cause. In termini di inquinamento atmosferico, le emissioni del trasporto su strada sono spesso più dannose di quelle provenienti da altre fonti, in quanto si originano a livello del suolo e tendono a verificarsi nelle città, vicino alle persone. Per questo motivo – ha concluso – è molto importante che l’Europa raddoppi i propri sforzi per ridurre le emissioni causate dai trasporti, dall’energia e dall’agricoltura e investire per rendere questi settori più puliti e più sostenibili. Affrontare tali settori in modo integrato può comportare evidenti vantaggi sia per la qualità dell’aria sia per il clima e contribuire a migliorare la nostra salute e il nostro benessere”.
Ripercussioni sulla salute umana
I danni dell’inquinamento sulla salute vanno dall’infiammazione dei polmoni alle morti premature. Un nuovo documento dal titolo «EEA’s health risk assessments of air pollutionen» (valutazioni dell’AEA sui rischi per la salute) fa una panoramica dettagliata. Una delle principali fonti di inquinamento atmosferico in Europa è il trasporto su strada, secondo i dati del rapporto dell’AEA «Air quality in Europe – 2018 reporten» (Qualità dell’aria in Europa). Tuttavia anche le emissioni provenienti dall’agricoltura, dalla produzione di energia, dall’industria e dai nuclei domestici contribuiscono a inquinare l’aria. Il rapporto raggruppa gli ultimi dati ufficiali sulla qualità dell’aria del 2016 provenienti dalle oltre 2 500 stazioni di monitoraggio in tutta Europa. Il Particolato o polveri sottili (PM), il biossido di azoto (NO2) e l’ozono troposferico (O3) sono responsabili dei maggiori danni alla salute, soprattutto su coloro che vivono nelle aree urbane. Le ricadute però sono anche economiche: diminuisce la durata di vita, aumentano le spese mediche e si riduce la produttività in tutti i settori dell’economia a causa delle giornate lavorative perse per problemi di salute. Inoltre, l’inquinamento atmosferico genera conseguenze negative per gli ecosistemi, danneggia i terreni, le foreste, i laghi e i fiumi e riduce le rese agricole. Le politiche passate e attuali insieme ai progressi tecnologici hanno portato a una riduzione lenta ma costante degli effetti negativi, ma c’è ancora molto da fare.
I numeri
Nel 2015 le concentrazioni di PM2,5 hanno causato circa 422 000 morti premature in 41 paesi europei, di cui circa 391 000 nei 28 Stati membri dell’UE. Una valutazione di più ampio respiro, inclusa nel rapporto di quest’anno e che risale al 1990, mostra che le morti premature dovute al PM2,5 sono state ridotte di circa mezzo milione all’anno grazie all’attuazione delle politiche europee in materia di qualità dell’aria e all’introduzione di misure a livello nazionale e locale che hanno portato, ad esempio, ad automobili e industria meno inquinanti ed energia più pulita.
Inquinanti nocivi
Per quanto riguarda il particolato PM2,5 (particelle con un diametro di 2,5 micrometri o inferiore), nel 2016 la percentuale della popolazione urbana dell’UE-28 esposta alle polveri sottili era pari al 6 %, un valore in calo rispetto al 7 % dell’anno precedente. Resta il fatto che circa il 74 % della popolazione urbana dell’UE è stato esposto a concentrazioni superiori rispetto agli orientamenti dell’OMS. In base alle stime, nel 2015 l’esposizione al PM2,5 ha determinato la morte prematura di 422 000 persone in 41 paesi. Per quanto riguarda il Biossido di azoto, il valore limite annuale per l’NO2 continua a essere superato in tutta Europa. Nel 2016, il 7 % della popolazione urbana dell’UE-28 viveva in zone con concentrazioni superiori al valore limite annuale dell’UE e agli orientamenti dell’OMS (valore comunque in calo rispetto al 9 % registrato nel 2015). Stando alle stime, nel 2015 l’esposizione al NO2 ha causato la morte prematura di 79 000 persone in 41 paesi europei. Un altra minaccia arriva dall’Ozono troposferico. Nel 2016 circa il 12 % della popolazione urbana dell’UE-28 è stato esposto a livelli di O3 superiori al valore obiettivo dell’UE, il che rappresenta una notevole diminuzione rispetto al 2015 (30 %). Tuttavia, la percentuale rimane ancora superiore al 7 % registrato nel 2014. Il 98 % circa è stato esposto a livelli che hanno oltrepassato i più rigorosi orientamenti dell’OMS. In base alle stime, nel 2015 l’esposizione all’ozono ha causato la morte prematura di 17 700 persone in 41 paesi europei.