Solo pochi giorni fa la notizia dell’arresto del direttore della struttura complessa di Ematologia e del centro trapianti midollo osseo dell’azienda ospedaliera di Parma. Si tratta di un’operazione chiamata Conquibus (denaro) e portata avanti dai Nas di Parma su mandato della locale Procura. In tutto ci sono 36 indagati e i reati contestati sono corruzione, induzione indebita a dare o promettere utilità, comparaggio farmaceutico, abuso d’ufficio, falso ideologico e truffa aggravata. “L’operazione dei NAS ‘Conquibus’ è l’ennesima prova di quanto la corruzione in sanità sia ancora sistemica e sfugga alle norme di una legge o alle regole scritte in un codice di comportamento – punta il dito il presidente di ISPE Sanità Francesco Macchia – La corruzione si conferma un atteggiamento culturale che spesso emerge in personalità fortemente narcisistiche e una disfunzione organizzativa fondata sull’affermazione illegale di un reciproco vantaggio. – secondo Macchia – E’ indispensabile riscrivere i processi di ammissione e selezione su basi di competenza, merito, trasparenza e soprattutto etica nelle organizzazioni sanitarie. E’ uno dei punti nodali pubblicati nelle 10 proposte per un’anticorruzione possibile in sanità presentate da ISPE Sanità e @Spazioetico a giugno di quest’anno”.
Come hanno spiegato i NAS di Parma in una nota, l’attività criminosa veniva svolta con la complicità di altri professori ed amministrativi universitari, medici, rappresentanti di aziende farmaceutiche. “Il problema è ‘il luminare’. Un’organizzazione pubblica ha interesse ad acquisire un professionista di alto livello perché dà prestigio e attrae utenza – sottolinea Massimo di Rienzo, fondatore di @Spazioetico -. Questo è legittimo, ed il luminare spesso è persona davvero brava e di specchiata onestà. Ma, proprio perché giunto a quei livelli, egli ha fortissimi collegamenti di interessi con le case farmaceutiche, agenzie di formazione e di congressi, etc. Purtroppo, a volte le organizzazioni pubbliche, per attrarre il luminare e mantenerlo all’interno si mostrano indulgenti verso tali collegamenti, lasciandogli erroneamente la gestione dei conflitti di interessi che si innescano. Con le conseguenze che si sono viste a Parma”, senza che ci sia un controllo.
Infine, una considerazione arriva da chi opera e dirige le aziende sanitarie e ospedaliere pubbliche, il dott. Carlo Milli, direttore amministrativo presso l’Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana e membro del direttivo di ISPE Sanità: “L’esperienza quotidiana e sul campo suggerisce che insieme ad una forte azione repressiva, la corruzione si combatte solo togliendole terreno fertile. Le aziende del Servizio Sanitario Nazionale SSN devono dotarsi di procedure chiare e di efficaci sistemi di controllo nei rapporti con le terze parti, che siano sponsor, fornitori o altro. Le aziende sanitarie devono avere un ruolo centrale nella gestione di questi rapporti evitando che si sviluppino legami diretti tra i professionisti e le aziende fornitrici, e che questi vadano oltre il normale e corretto rapporto tra utilizzatori e fornitori”.