Il mieloma multiplo è una neoplasia del sangue che colpisce le cellule del midollo osseo, ossia le plasmacellule. Quest’ultime hanno la funzione di produrre gli anticorpi del sistema immunitario. Ogni anno sono circa 4.500 i nuovi casi diagnosticati nel nostro Paese. In generale, la maggior parte dei pazienti ha più di 50 anni e sono rarissimi i casi prima dei 40. La prevalenza maggiore è dopo i 65 anni. Circa il 42% dei malati è vivo a cinque anni dalla diagnosi, infatti, grazie ai progressi della scienza, per chi soffre di mieloma multiplo, l’aspettativa di vita oggi è molto migliorata, come ci spiega il dott. Stefano Rocco, ematologo dell’ospedale Cardarelli di Napoli. «Probabilmente il Mieloma è la malattia che più sta beneficiando di farmaci innovativi basati sulla immunoterapia». Tuttavia, non è ancora curabile, in quanto, purtroppo, quasi tutti i pazienti vanno incontro a ricadute.
IL GIUSTO APPROCCIO
«Oltre alla notizia della diagnosi, uno dei momenti più difficili è comunicare al paziente una recidiva – continua il dottor Rocco – per questo diventa importante il dialogo medico-paziente». In particolare «è importante essere chiari con il paziente già dalla diagnosi, spiegando che ad oggi non è prevista una guarigione, ma un controllo della malattia per lunghi periodi». Il mieloma multiplo nasce dal midollo osseo ma può colpire vari organi: «è un tumore tra i più variegati, può erodere le ossa (lesioni osteolitiche), dare anemia (con conseguente astenia, cioè una grande stanchezza) o colpire i reni. La malattia è proteiforme, oltre ad essere sistemica, predispone alle infezioni e necessita di un approccio multidisciplinare per gestire le complicanze». Il mieloma multiplo può, infatti, manifestarsi con sitomi aspecifici come dolore osseo, anemia e quindi stanchezza, ipercalcemia o insufficienza renale. Questo rende difficile la diagnosi precoce: non a caso, spesso la patologia è diagnosticata a seguito di esami fatti per altri motivi, per esempio le analisi del sangue o delle urine o la biopsia del midollo osseo. Per completare l’indagine si ricorre a radiografie o altri esami di diagnostica per immagini (come la risonanza magnetica per immagini e la tomografia).
LE TERAPIE
Non essendo noti fattori di rischio riconosciuti, e quindi strategie specifiche di prevenzione, diventa fondamentale il ricorso alle nuove terapie: «oggi abbiamo farmaci innovativi da sfruttare in associazione tra loro in modo tale da bersagliare contemporaneamente più vie metaboliche, attivando il sistema immunitario». In particolare, spiega lo specialista: «le nuove combinazioni di farmaci comprendono, ad esempio, anticorpi monoclonali e inibitori di vie metaboliche alterate dalle cellule tumorali. Se fino a meno di vent’anni fa la letteratura scientifica riportava una sopravvivenza mediana di 3-5 anni, oggi l’efficacia delle terapie è molto migliorata, portando la sopravvivenza mediana tra i 10 e i 15 anni».
QUALITÀ DI VITA
Dal punto di vista del paziente, il percorso di cura può essere impegnativo, considerando che le terapie più efficaci non sempre sono le più comode. Il mieloma multiplo ha un impatto pesante sulla vita quotidiana del paziente. Oltre l’impegno e le spese per assistenza, farmaci e visite si aggiungono i giorni di lavoro persi e la minore produttività. Talvolta, infatti, le cure richiedono diversi accessi in ospedale, «ma è importante chiarire con il paziente che questo impegno può tradursi in un beneficio a lungo termine, anche in prospettiva di terapie successive». Lo scenario di trattamento del mieloma è in continua evoluzione e «nel breve periodo saranno disponibili altre nuove terapie che consentiranno di guardare con cauto ottimismo al futuro di questa malattia».
Articolo pubblicato su IL MATTINO il giorno 11 giugno 2023 con la collaborazione del network editoriale Presa – Prevenzione e Salute