Quella di oggi è stata definita l’era della post-verità. In questo scenario, la notizia viene percepita e accettata come vera dal pubblico sulla base di emozioni e sensazioni, non di un’analisi effettiva sulla veridicità o meno dei fatti. Il fatto oggettivo diventa meno influente nel formare l’opinione pubblica rispetto a emozioni e convinzioni personali.
Un problema che riguarda anche la scienza, come dimostrano i dibattiti in rete, quello sui vaccini in primis. In questo caso la post-verità e le fake news possono causare danni molto seri per le persone e per la società nel suo insieme.
Ad esempio, prendendo il caso dei vaccini, i movimenti antivaccinali non sono una novità. Nel 1800, dopo la pubblicazione delle ricerche con cui si rendeva nota la vaccinazione, il noto disegnatore satirico britannico James Gillray pubblicava una vignetta per terrorizzare i lettori contro le vaccinazioni, nella quale a un gruppo di cittadini accalcati spuntavano vacche dai punti d’inoculo del vaccino. Ma da allora e fino al 1980 i movimenti antivaccinali sono state frange minoritarie, perlopiù appartenenti alle classi sociali più sfortunate. È con gli anni Novanta del Novecento, ovvero con la diffusione del web e di documentari TV critici verso le vaccinazioni, che gli anti- vaccinisti hanno iniziato ad aumentare incessantemente e a cambiare fisionomia sociale. Oggi molti studi confermano che in Italia, come in Europa, Usa e nel mondo occidentale, i genitori critici verso le vaccinazioni appartengono alla fascia alta della popolazione, quella cioè con maggiore grado di istruzione e reddito.
Dunque anche i media, e in particolare i new media, sono sul banco degli imputati. Studi hanno mostrato gli effetti collaterali dei meccanismi di condivisione e diffusione delle informazioni sui social networks: in particolare, la possibilità che questi ultimi producano echo chambers, casse di risonanza online in cui le medesime informazioni, anche quelle non corrette, sono confermate e amplificate continuamente.
Tuttavia, anche la comunità scientifica deve assumersi la propria parte di responsabilità. Le ipotesi formulate dalla scienza sono per loro natura provvisorie, e questa caratteristica della ricerca scientifica deve essere comunicata e spiegata al pubblico. Come diceva lo scrittore André Gide: «Abbi fiducia in chi cerca la verità, ma dubita di chi dichiara di averla trovata».