Dopo le prime (presunte) reazioni avverse ai vaccini e i primi avvisi di garanzia, i medici ora chiedono uno scudo penale. Comprensibilmente, i camici bianchi non ci stanno a fare da capri espiatori e si rivolgono al Governo Draghi per ottenere un provvedimento straordinario. Ora, dopo i casi che hanno acceso i riflettori su Napoli, ad alzare la voce sono Pierino Di Silverio, vice segretario regionale Anaao e responsabile nazionale Anaao Giovani e Pietropaolo, Segretario Generale CISL Medici della Provincia di Napoli. «Gli avvisi di garanzia pervenuti a due colleghi per la somministrazione dei vaccini, ricordiamo la cui presenza è stata reclamata, richiesta come atto etico, elemosinata e in alcune circostanze imposta, ci fa restare attoniti. Attoniti rispetto ad un sistema legislativo in campo sanitario scollato dalla realtà», dice Di Silverio. «Un sistema giudiziario che continua a trattare i medici come colpevoli fino a prova contraria – dice – occorre depenalizzare l’atto medico. Nonostante la cosiddetta Legge Gelli abbia cercato, in modo alquanto provvisorio e incompleto nella sua applicazione, di porre un freno alle denunce che piombano con preoccupante frequenza su troppi medici, il 95% delle quali si conclude con un nulla di fatto».
PREOCCUPAZIONE
I medici in questione, è bene ricordarlo, sono quelli che hanno somministrato i vaccini a pazienti poi deceduti. Anche se ancora oggi non è stato dimostrato alcun nesso di causa ed effetto tra la somministrazione e la morte. «Questi medici – incalza il dottor Aniello Pietropaolo, Segretario Generale CISL Medici della Provincia di Napoli – sono accusati di omicidio colposo, trattati alla stregua di chi commette un pestaggio o un omicidio. Medici trattati come criminali per un atto medico che gli stessi si offrono di compiere con abnegazione. Prima si implorano i medici di contribuire alla guerra. Poi non solo si lasciano senza scudi e armi, ma addirittura si utilizzano come capri espiatori, ancora una volta». Una preoccupazione, quella dei medici, che si aggiunge alla disperazione per le innumerevoli violenze subite ogni anno, per il le denunce (15.000 ogni anno secondo Ania), e le cause (35.000 l’anno). Una pressione che tiene per anni i sanitari in uno stato d’angoscia e che alla fine, nel 95 per cento dei casi, finisce con un nulla di fatto. Di Silverio e Pietropaolo fanno proprio l’appello di un’intera categoria, che ora invoca «una profonda rivisitazione del sistema legislativo in tema di sanità. L’Ordine dei Medici – dicono – non può restare fuori dall’ambito decisionale, anzi occorre che venga coinvolto come parte attiva. L’Ordine è la casa di tutti i medici, perché è una questione professionale morale , soprattutto perché è una questione etica».