Il piccolo Charlie Gard resta per ora condannato all’oblio, in bilico tra la vita (anche se fatta di tanta sofferenza) e la morte. A decidere se staccare la spina, o se invece tentare con la cura sperimentale, dovrà essere l’Alta Corte britannica, ma il giudice per ora non si è sentito di stabilire se il bimbo affetto da una malattia molto rara debba tentare questa strada negli Stati Uniti. Al momento l’unica cosa certa è che il nuovo pronunciamento è stabilito per lunedì. Oggi le parti si incontreranno, ma solo per cercare di capire se le posizioni possono in qualche modo avvicinarsi.
Il ruolo dell’Italia
La storia di Charlie Gard ha fatto molto rumore nel mondo, ma in Italia sembra essere seguita con empatia ancor maggiore che altrove. Così fa piacere sapere che ci sarà anche un medico italiano, dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, fra gli esperti che il giudice dell’Alta Corte di Londra Nicholas Francis ha convocato per lunedì per decidere se il piccolo Charlie potrà essere sottoposto ad una cura sperimentale.
Videoconferenza
In udienza preliminare, il giudice Nicholas Francis si era detto disposto a cambiare la sua precedente decisione in cui dava ragione ai dottori del centro pediatrico inglese dove Charlie è ricoverato, propensi a non far più soffrire il bimbo di 11 mesi staccandogli i macchinari che lo tengono in vita, ma solo a patto che le nuove informazioni in possesso dei coniugi Gard sull’efficacia di una terapia alternativa fossero inoppugnabili. Ieri è stato ascoltato in videoconferenza un neurologo americano, che la Corte ha stabilito di mantenere anonimo. Lo specialista ha spiegato che nuovi test condotti su cavie hanno mostrato che è possibile un miglioramento delle funzioni cerebrali di Charlie.
La speranza di un errore
Inoltre, ha affermato che i medici britannici potrebbero essersi sbagliati sul fatto che il bimbo abbia un danno al cervello, e che se al contrario si trattasse di un problema muscolare, le nuove terapie potrebbero funzionare. «Vale la pena provare», ha detto, spiegando che c’è una probabilità del 10 per cento di un «successo clinicamente significativo», che potrebbe arrivare fino al 56 per cento nelle possibilità di un miglioramento. Così, quando il giudice gli ha chiesto: «Se aggiorno il caso per qualche giorno lei verrebbe a Londra?», il medico ha risposto: «Se fosse necessario, con piacere». Il Great Ormond Street Hospital, dove Charlie resta in vita respirando artificialmente, ha ribadito la contrarietà al trasferimento del bimbo negli Usa, rilevando che è meglio staccare la spina.
Momenti di tensione
Nel corso dell’ultima udienza i genitori di Charlie, che da mesi si battono per tentare tutte le cure possibili, sono usciti dall’aula bruscamente criticando il giudice per aver travisato le loro dichiarazioni sulla qualità della vita del bimbo. La madre, Connie Yates, ha ribadito che secondo loro il bambino «non sta soffrendo» e che «se invece soffrisse noi non saremmo qui a lottare». Il giudice si è scusato e nel pomeriggio i coniugi Gard sono rientrati in aula. Nemmeno stavolta, tuttavia, c’è stata la svolta che la coppia tanto attendeva. Il giudice ha convocato una nuova udienza oggi pomeriggio, che tra l’altro dovrebbe essere ancora interlocutoria. L’obiettivo, infatti, è di preparare un incontro tra le parti, in vista – spera l’Alta Corte – di un accordo che finalmente sblocchi la vicenda.
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