Circa il 5% della popolazione soffre di rinosinusite cronica con polipi nasali. “Una malattia infiammatoria frequente – spiega Carlo Antonio Leone, Presidente della Società Italiana di Otorinolaringologia e Chirurgia Cervico-Facciale, – che ha un elevato impatto sulla qualità della vita dei pazienti visto che i sintomi principali sono l’ostruzione nasale con conseguenti difficoltà respiratorie e la perdita della funzione olfatto-gustativa. La diagnosi è semplice, ma il suo trattamento rimane una sfida per l’otorinolaringoiatra date le ancora scarse conoscenze sulle sue cause, il difficile controllo terapeutico e la frequenza delle recidive che si presentano in almeno 1 paziente su 4. Nonostante la terapia medica controlli i sintomi in una buona percentuale di pazienti, molti ricorrono al trattamento chirurgico per ridurre i disturbi e prevenire le complicanze. Va però ricordato – aggiunge lo specialista – che l’approccio chirurgico si limita a disostruire il naso e ampliare gli osti dei seni paranasali, ripristinando al meglio la funzione respiratoria e permettendo ai farmaci nebulizzati di raggiungere la mucosa dei seni, ma non è risolutivo in quanto non agisce sulle cause della malattia”.
Terapia e cura
Pubblicato di recente su Acta Otorhinolaryngologica Italica, uno studio del Centro Rinologico del Policlinico Universitario di Bari definisce uno schema terapeutico mirato a controllare i sintomi e migliorare la qualità della vita dei pazienti sulla base ad una classificazione che prende in considerazione diversi parametri (citologia nasale, asma, allergie e sensibilità all’acido acetilsalicilico) come fattori di rischio di recidiva post-chirurgica. Questo trattamento personalizzato evita di esporre il paziente al rischio di sotto o sovra-trattamento e di conseguenza alla possibilità di incorrere in una recidiva o negli effetti collaterali dei farmaci utilizzati.
Lo studio
Sono stati presi ad esame per 5 anni 204 pazienti affetti da rinosinusite cronica con polipi nasali dei quali 120 avevano subito precedentemente un intervento chirurgico per la rimozione dei polipi. I pazienti sono stati trattati con corticosteroidi topici con periodo di somministrazione variabile in base al livello di rischio di recidiva e con corticosteroidi sistemici associati ad irrigazioni nasali ed acido ialuronico ad alto peso molecolare. Altri farmaci come antistaminici, antibiotici, immunoterapie specifiche sono stati aggiunti a seconda della presenza di co-morbilità come rinite allergica, asma o infezioni concomitanti. Ne è emerso che: nel gruppo con rischio lieve il 92% dei pazienti non ha avuto peggioramenti e non è ricorso alla chirurgia, nel gruppo a rischio moderato il 44% dei pazienti non ha avuto peggioramenti e solo il 3,6% ha avuto necessità di ricorrere alla chirurgia contro il 13,6% del gruppo di controllo, infine soltanto il 5,7% dei pazienti del gruppo con rischio grave necessitava di trattamento chirurgico contro il 49% del gruppo di controllo. Inoltre, dal punto di vista obiettivo le dimensioni dei polipi nasali tendevano ad aumentare ad una velocità maggiore nel gruppo di controllo che nei pazienti trattati con terapia personalizzata.
Nuove prospettive
Mentre era già nota l’attività dei corticosteroidi nelle poliposi, la novità è rappresentata dall’impiego dell’acido ialuronico 0,3% ad alto peso molecolare che ha svolto un ruolo determinante per la sua attività antiinfettiva sui biofilm e di ripristino del battito ciliare “Questo studio – conclude Carlo Antonio Leone -apre la strada allo sviluppo e all’adozione di un nuovo approccio alla gestione della rinosinusite cronica con polipi nasali sulla base di una classificazione clinica e citologica che permetta di stimare con accuratezza la gravità della malattia e di adattarne il trattamento al fine di informare meglio il paziente, migliorare l’aderenza terapeutica, il controllo della malattia e limitare il ricorso alla chirurgia”