Tumore del colon, un’arma in più per i medici
Un nuovo test consentirà di classificare con grande precisione il tumore del colon, un passo decisivo per aumentare il successo degli interventi e delle terapie salvavita. Il tumore del colon, è bene ricordarlo, nel 2017 in Italia ha fatto registrare 37.500 nuovi casi. In questo studio c’è molto delle abilità e delle professionalità partenopee, visto che il Pascale di Napoli ha contribuito in maniera decisiva alla validazione internazionale del test, chiamato «immunoscore». Il lavoro ha coinvolto un consorzio di 14 centri di 13 Paesi, sotto l’egida della Società dell’immunoterapia contro il cancro (Society for Immunotherapy of Cancer, SITC), ed è stato pubblicato sull’importante rivista scientifica The Lancet.
La recidiva
«Lo studio ha dimostrato che l’immunoscore costituisce il biomarcatore prognostico oggi più efficace», spiega Paolo Ascierto, direttore dell’Oncologia melanoma e immunoterapia del Pascale. «Permette cioè di stabilire in modo accurato l’evoluzione della malattia e quindi le possibilità di recidiva e, di conseguenza, di sopravvivenza delle persone colpite da una delle neoplasie più frequenti». Il progetto per la validazione è partito proprio da Napoli nel febbraio 2011 e il Pascale è il centro in Italia che ha arruolato il maggior numero di pazienti, circa 200, su un totale di 2.681. Sono state incluse persone colpite da tumore del colon in stadio da I a III. Dall’arruolamento è venuto fuori che i pazienti con un immunoscore alto hanno presentato minori possibilità di recidiva a 5 anni dalla diagnosi. Non solo: nei pazienti con alto immunoscore si è registrato un miglioramento della sopravvivenza globale del 56% rispetto ai pazienti con livelli bassi. «Nella lotta alle neoplasie si stanno aprendo nuove strade per somministrare la terapia giusta al paziente giusto – continua Ascierto –. Il prossimo passo è la valutazione dell’immunoscore come biomarcatore in grado di identificare i pazienti che potranno beneficiare dell’immunoterapia».
Altre neoplasie
«Il valore aggiunto del Pascale – dice il direttore generale dell’Irccs partenopeo, Attilio Bianchi – è rappresentato dall’ elevatissimo livello della nostra ricerca, riconosciuto a livello mondiale. E questo genera valore alla nostra attività assistenziale, perché i risultati delle varie attività di ricerca sono immediatamente disponibili per la pratica clinica, per i pazienti che ogni giorno si affidano alle nostre strutture».