Tumore al polmone, nuova terapia e nuove speranze
In un momento in cui il tema della salute sembra iniziare e finire con il Covid molti pazienti affetti da altre malattie, anche molto serie, si sentono giustamente trascurati. Ecco perché la notizia che vede protagonista anche Napoli è di quelle che porta una ventata di ottimismo. Si parla di tumore del polmone non a piccole cellule (NSCLC), che poi è la forma più comune di tumore del polmone. Tanto per dare un’idea a chi legge, la World Health Organization ha stimato che questo tumore rappresenta l’85% degli 1,8 milioni di nuovi casi stimati di tumore del polmone diagnosticati ogni anno in tutto il mondo. Oggi dalla ricerca scientifica della casa farmaceutica Takeda Italia, alla quale ha collaborato anche l’Istituto Pascale di Napoli, arriva un nuovo potente farmaco per la cura del tumore ai polmoni. Una novità della quale si è discusso nel corso di un webinar che ha visto assieme i maggiori esperti del settore. Si tratta del «Brigatinib» di recente approvato in Italia, indicato per trattare pazienti particolarmente resistenti alle tradizionali chemioterapie. Proprio il Pascale ha contribuito allo studio «Alta-1L» i cui risultati sono stati pubblicati sul «New England Journal of Medicine».
NUOVA SPERANZA
A spiegare l’importanza del nuovo ritrovato è Alessandro Morabito, direttore di Oncologia clinica sperimentale toraco-polmonare del Pascale. «C’è una particolare alterazione molecolare nel 4% di tutti i nuovi pazienti (circa 160 sui 4.100 diagnosticati ogni anno in Campania. Ebbene — dice Morabito — lo studio a cui come istituto abbiamo contribuito, ha dimostrato l’efficacia del Brigatinib nel trattamento di questi pazienti ed i cui risultati sono stati pubblicati sul New England Journal of Medicine’’». Va chiarito che la mortalità per il cancro ai polmoni resta sempre, in generale, alta, ma Morabito spiega che «il farmaco rappresenta una nuova speranza per i pazienti con l’alterazione chiamata riarrangiamento di Alk». Facile anche l’assunzione del nuovo farmaco, infatti, il regime terapeutico di brigatinib prevede l’assunzione di una compressa, con o senza cibo, una volta al giorno. «Nel trattamento del carcinoma polmonare non a piccole cellule assume sempre maggiore rilevanza la profilazione molecolare del tumore, che permette di ampliare le opportunità terapeutiche a disposizione per specifiche tipologie di pazienti», dice Paolo Marchetti, professore ordinario di oncologia alla Sapienza, Università di Roma. «Nel caso dei pazienti con tumore del polmone non a piccole cellule avanzato, brigatinib rappresenta un’importante alternativa a disposizione, avendo dimostrato nello studio clinico registrativo un’efficacia sistemica significativamente maggiore rispetto al farmaco di confronto». Brigatinib, inoltre, ha dimostrato anche una rilevante efficacia nei pazienti con metastasi cerebrali, ha infatti ridotto del 75% il rischio di progressione della malattia o decesso e del 69% il rischio di progressione intracranica. «Takeda sta consolidando il suo impegno in Oncologia e dedica a quest’area una parte rilevante della propria ricerca e dei propri piani di sviluppo, con un portfolio in continua espansione e una presenza in diverse aree dell’oncologia», commenta Annarita Egidi, Oncology Country Head di Takeda Italia. «Poter annunciare oggi la disponibilità di brigatinib per i pazienti italiani è un traguardo di cui andiamo molto fieri: si concretizza, infatti, la presenza di Takeda anche nelle neoplasie polmonari e si conferma il nostro impegno nella medicina di precisione».