Trapianti e liste d’attesa, la svolta dall’innovazione
Il trapianto di un organo è spesso l’unica soluzione per curare alcune patologie e salvare vite umane. L’Italia è tra le nazioni europee con un alto livello di produttività, ma registra purtroppo ancora un elevato numero di pazienti in lista d’attesa e quindi in pericolo di vita. I dati relativi al 2023 del Centro Nazionale Trapianti evidenziano uno squilibrio nel rapporto tra trapianti effettuati e pazienti in lista di attesa: per il cuore, a fronte di 370 trapianti effettuati, la lista di attesa evidenziava 668 pazienti, per il polmone 188 a fronte di 254 e per il fegato1701 a fronte di 920.
“Ogni organo non utilizzato è una vita non salvata”. Così il Dott. Waleed Hassanein, fondatore, CEO di TransMedics e colui che ha concepito e messo a punto l’Organ Care System (O.C.S.), la tecnologia – certificata CE in Europa e unica in materia approvata dalla F.D.A. negli U.S.A. – ha sintetizzato il valore di questa innovazione, oggi impiegata per cuore, fegato e polmone. Una tecnologia che, consentendo di mantenere gli organi donati in una condizione para-fisiologica, cioè caldi, perfusi e funzionanti, permette di validarne preventivamente la vitalità e, di conseguenza, di aumentare notevolmente il numero degli organi trapiantabili e quindi di salvare più vite.
Una tecnologia per consentire più trapianti
La tecnologia è stata presentata ieri a Palazzo Sturzo nel corso di una conferenza stampa nella quale sono intervenuti clinici dell’area trapiantologica italiana relativa ai tre organi, che hanno illustrato le ricadute positive di O.C.S. nei loro rispettivi ambiti.
O.C.S. (cuore, polmone e fegato) è quindi un sistema di monitoraggio portatile, caratterizzato dall’essere normo-termico ad organo funzionante (il cuore batte, il polmone respira, il fegato produce bile). Il sistema mantiene l’organo donato in uno stato metabolicamente attivo, simile a quello fisiologico. In questo modo, i medici possono monitorare i parametri chiave dell’organo funzionante, valutandone le condizioni generali, la vitalità e la potenziale idoneità. Una innovazione che consente una percentuale di utilizzo degli organi, dopo morte cardiaca o cerebrale, superiore all’80 per cento e che arriva sino al 98 nel caso del fegato.
“Troppo frequentemente accade che gran parte degli organi donati non venga utilizzata per il trapianto a causa dei limiti derivanti dalla loro conservazione a freddo, cioè in contenitori termici con ghiaccio – ha sottolineato il Dott. Hassanein – e questo prolungato stato ischemico, senza apporto di sangue, può causare danni permanenti agli organi inoltre, essendo gli organi stessi posti in tali contenitori, non è possibile valutarne la condizione e la vitalità, né su di essi è possibile intervenire al fine di ottimizzarli. Problematiche queste, tutte superabili con l’impiego della tecnologia O.C.S. che consente di monitorare i parametri chiave degli organi anche durante il loro trasporto, ponendoli in condizioni cliniche più idonee al trapianto”.
Le ricadute positive che l’adozione sistematica della tecnologia O.C.S. potrebbe produrre anche in Italia sono state al centro dell’intervento del Prof. Igor Vendramin, direttore della struttura operativa complessa di cardiochirurgia dell’Azienda Sanitaria Universitaria del Friuli Centrale di Udine che ha dichiarato: “La carenza di organi rimane forte e la percentuale di pazienti che muoiono in lista d’attesa elevata. È ben noto come il cuore rappresenti l’organo più delicato a causa della ridotta tolleranza al periodo di ischemia che ne impone una selezione molto attenta, limitando fortemente il numero di cuori disponibili. L’innovazione tecnologica offerta dal sistema O.C.S. e la nuova modalità di gestione dell’organo ha aperto nuovi scenari nell’utilizzo di cuori definiti “marginali”, che non verrebbero utilizzati con le tecniche convenzionali, allargando il numero di pazienti trapiantabili ed offrendo, così, nuova speranza alle numerose persone in attesa di un organo”.
In Italia lo squilibrio tra organi disponibili e lista di attesa ha un notevole impatto anche per quanto riguarda il trapianto del polmone: “questa situazione impone di ricorrere a donatori in morte cardiaca (CDC) o anche a coloro i cui organi hanno una idoneità marginale – ha dichiarato il Prof. Marco Schiavon, della divisione di Chirurgia Toracica e Centro Trapianto del Polmone del Policlinico Universitario di Padova – In questi casi la tecnologia OCS lung viene in aiuto consentendo il trattamento e la valutazione della funzione d’organo e riducendo contestualmente il tempo di ischemia polmonare. L’implementazione di questo sistema nella pratica clinica ha permesso un aumento del numero di trapianti nel nostro centro (54 procedure nel 2023), riducendo il tempo di attesa dei riceventi e, di conseguenza, la mortalità in lista d’attesa”.
Considerazioni analoghe sulle positive ricadute della tecnologia O.C.S. sono venute, per quanto riguarda il trapianto del fegato, dal Prof. Umberto Cillo che guida l’Unità di Chirurgia Epatobiliare e il Centro Trapianti di Fegato dell’Università di Padova.