Pacemaker e defibrillatori a rischio hackeraggio
Pacemaker e defibrillatori sono vulnerabili agli attacchi hacker. Quella che sembra una storia uscita dalla trama di un film di fantascienza è invece una realtà con la quale siamo chiamati a fare i conti. Non tanto i singoli cittadini, che comunque hanno diritto ad essere informati; quanto chi è deputato a garantire la sicurezza. Nessun allarme, diciamolo subito. Questi dispositivi sono prodotti e gestiti in modo tale da ridurre al minimo il rischio.
SPY STORY
Una prima traccia di questo pericolo la troviamo nella storia americana. L’allora vice presidente usa Dick Cheney (lo è stato dal 2001 al 2009) pare che si interessò tanto alla questione da chiedere ai medici di disattivare la funzione wireless dal proprio defibrillatore per paura di poter essere vittima di un attacco. Un eccesso? Probabilmente sì, ma oggi giorno si deve fare i conti con i numeri di una tecnologia in continua evoluzione.
I DATI
Ripreso da una autorevole agenzia di stampa, Gaetano Marrocco (professore ordinario di Campi Elettromagnetici dell’Università Tor Vergata di Roma e coordinatore del corso di studi in Ingegneria Medica, dipartimento di Ingegneria Civile e Ingegneria informatica) ha fatto cenno alle paure dei diplomatici portatori di pacemaker. «Negli ultimi 5 anni sono stati registrati tra 150-200 attacchi hacker a dispositivi medici, fatti per estorcere soldi alle aziende che li producono – dimostrandone fragilità della sicurezza – o per minare la salute di personaggi politici. I dispositivi medici sono oggetti vulnerabili perché sempre più connessi e che ad oggi non hanno nessun tipo di normativa che ne garantisce la sicurezza da questo punto di vista e ci sono stati casi di personalità diplomatiche in visita in alcuni paesi a rischio che hanno avuto fastidi fisici causati dal bombardamento magnetico generato a distanza.
SICUREZZA
Proprio per avere una reale valutazione del rischio e per affrontare eventuali problemi alla radice, gli esperti hanno dato vita ad un Osservatorio che promuove la ‘Cyber-Physical Security by Design’ che. Un approccio basato sulla conoscenza e sulla prevenzione, che potrà certamente tornare utile in tempi che si preannunciano non certo semplici.