Covid: con Omicron più rischio reinfezioni, ma stabili al 3,2%
La percentuale di reinfezioni dell’ultima settimana – sul totale dei casi segnalati – è pari a 3,2%. Un numero stabile nel nostro Paese rispetto alla settimana precedente (3,3%). Le reinfezioni riguardano in particolare persone con prima diagnosi di Covid-19 notificata da oltre 210 giorni e non vaccinati o vaccinati con almeno una dose da oltre 120 giorni; inoltre sono maggiori nelle femmine rispetto ai maschi (verosimilmente per la maggior presenza di donne in ambito scolastico dove viene effettuata una intensa attività di screening e per funzione di caregiver in ambito famigliare) e nelle fasce di età più giovani (dai 12 ai 49 anni) rispetto alle persone con prima diagnosi in età compresa fra i 50-59 anni. L’Iss nel suo ultimo rapporto spiega che “verosimilmente il maggior rischio di reinfezione nelle fasce di età più giovani è attribuibile a comportamenti ed esposizioni a maggior rischio, rispetto alle fasce d’età superiore ai 60 anni”. I rischi sono maggiori anche tra gli operatori sanitari rispetto al resto della popolazione. Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, dal 24 agosto 2021 al 16 marzo 2022 sono stati segnalati 264.634 casi di reinfezione, pari al 3% del totale dei casi notificati. A partire dal 6 dicembre 2021 (data considerata di riferimento per l’inizio della diffusione della variante Omicron) il report evidenzia “un aumento del rischio relativo aggiustato di reinfezione (valori significativamente maggiori di 1)”.