Leucemia: scoperto meccanismo per bloccare recidive
Uno studio tutto italiano ha identificato il fattore chiave che nasconde le cellule tumorali al sistema immunitario. Agendo farmacologicamente su di esso si potrà ridurre il rischio di recidiva dopo il trapianto di midollo da donatore. Si tratta di una scoperta molto importante, poiché nella leucemia mieloide acuta circa il 50% di chi riceve un trapianto sviluppa una recidiva del tumore. Secondo i dati AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) ogni anno in Italia ci sono circa 2 mila nuovi casi di leucemia mieolide acuta, un tumore del sangue tipico degli anziani, infatti l’incidenza maggiore è dopo i 60 anni, tuttavia può comparire anche nei bambini (circa il 13% di tutte le leucemie riguarda la fascia di età tra gli 0 e i 14 anni). Lo studio è stato realizzato dai ricercatori dell’Ospedale San Raffaele di Milano ed è pubblicato sulla rivista Cancer Discovery.
Leucemia mieloide acuta: il meccansimo alla base delle recidive
Il team di ricercatori del San Raffaele ha individuato il meccansimo alla base delle recidive: è la proteina PRC2 a causarle, rendendo invisibili le cellule tumorali al sistema immunitario. L’ipotesi dei ricercatori è che bloccandone l’attività si possa ridurre il rischio di recidiva. Ad oggi esistono già farmaci in sperimentazione che hanno PRC2 come bersaglio. In Italia, ogni anno, sono circa 2 mila i nuovi casi di leucemia mieolide acuta, l’incidenza maggiore è dopo i 60 anni, ma il 13% riguarda i bambini nella fascia 0-14 anni. La cura prevede una chemioterapia di induzione e una di mantenimento. Dopo, in alcuni casi si procede ad un trapianto di cellule staminali ottenute dal midollo osseo. Il trapianto, da donatore o autologo, è utile per ripopolare le cellule eliminate con la chemioterapia e per tenere a bada eventuali cellule cancerose residue, ma in circa la metà delle persone sottoposte a trapianto da donatore non basta e sviluppa nel tempo una recidiva della malattia. Una volta compreso il ruolo di PRC2, bloccarne l’attività potrebbe essere la via per ridurre il rischio di recidiva. Gli inibitori di PRC2 sono già in via di sperimentazione clinica avanzata per altri tumori ematologici e solidi, sulla base di meccanismi di azione diversi rispetto a quello, del tutto nuovo, scoperto dai ricercatori del San Raffaele.