Droplet, gli ascensori possono essere “trappole”
Il luogo a maggior rischio di contagio? L’ascensore. A rivelarlo è una ricerca pubblicata sull’International Journal of Multiphase Flow che “fotografa” il comportamento del droplet, vale a dire delle goccioline di saliva che ciascuno emette quando parla, quando starnutisce o più semplicemente con il respiro. Se di certo non può meravigliare che i luoghi più affollati i e poco arieggiati siano a maggior rischio per contrarre il Covid-19, certamente lascia perplessi il fatto che il rischio resti alto nonostante si indossino le mascherine. A quanto pare, anche con una mascherina le goccioline infettive possono essere trasmesse per diversi metri e rimanere nell’aria più a lungo di quanto non si pensi. Intervistato da Adnkronos Salute, Alfredo Soldati (ricercatore italiano della TU Wien, fra gli autori di uno studio) ha spiegato che «a giocare un ruolo sono le dimensioni delle goccioline che contengono particelle virali, ma anche la presenza di ventilazione».
IN ARIA
Le particelle di droplet hanno in media una dimensione, o meglio un diametro, di 10 micrometri. Questo fa sì che servano circa 15 minuti prima che la stessa finisca a terra. Non bastasse questo, anche quando la gocciolina d’acqua è evaporata, resta nell’aria una particella che può contenere il virus. Quindi l’aria, in assenza di una ventilazione sufficiente, continua a tenere in sospensione il virus per un certo periodo di tempo. Anche più dei pochi minuti che tutti si immaginerebbero. È evidente che si può entrare in contatto con il Covid anche mantenendo il distanziamento, ad esempio proprio in un ascensore che è stato utilizzato da persone infette poco prima. Non a caso il ricercatore ammette: «Non prendo l’ascensore in questo periodo anche se lavoro al settimo piano».
MEZZI PUBBLICI
Se l’ascensore è l’indiziato numero uno, non da meno sono le sale riunioni e i mezzi pubblici. Vale a dire tutti gli ambienti che hanno un alto tasso di umidità e che spesso hanno una cattiva areazione. Altro dato inquietante è che le goccioline più piccole si depositano in un quarto d’ora, ma se c’è un colpo d’aria possono risollevarsi. «Il messaggio non vuole essere terrorizzante – conclude Soldati – Le mascherine sono utili perché bloccano le goccioline di grandi dimensioni. E va bene anche mantenere una distanza di sicurezza. Ma penso che potrebbe essere utile che anche fisici e ingegneri diano un contributo per colmare il gap sulla conoscenza della diffusione di questo virus».