Salute mentale, una guida per orientarsi
I giovani studenti italiani sono i più ansiosi al mondo (dati Ocse) e, secondo un’altra recente ricerca, sono i più insoddisfatti della propria vita durante gli anni dell’università. Intanto, l’Oms stima che entro il 2030 la depressione sarà la malattia cronica più diffusa al mondo. In Italia le persone depresse sono almeno 2,8 milioni, mentre 3,7 milioni di persone sarebbero affette da disturbi ansioso-depressivi (il 7 percento della popolazione totale). È una cifra pari agli abitanti della Toscana o ai bambini che nasceranno nei prossimi otto anni nel paese. Questi sono solo alcuni dei dati contenuti contenuti in una guida alla salute mentale che Progetto Itaca, in collaborazione con VICE Italia, ha lanciato per la Giornata mondiale dedicata a questo tema.
YouTuber
La Guida si apre con Luis Sal, uno dei più noti YouTuber del momento, che rivolge alcune domande ad Armando D’Agostino, psichiatra del azienda ospedaliera San Paolo. La cosa interessante è che grazie a video semplici e divertenti, questo percorso aiuta a comprendere come si comporta il cervello quando navighiamo in rete e utilizziamo i social. CLICCA QUI PER VEDERE IL VIDEO. La Guida alla salute mentale raccoglie poi articoli di approfondimento soprattutto rivolti ai giovani: con un linguaggio chiaro e immediato che fa chiarezza su temi complessi e troppo spesso sottovalutati. A questo link trovate la Guida
La società del 110%
Nella società di oggi l’imperativo è «funzionare» a ritmi frenetici, dare sempre il 110%. Il paradosso è che l’iperconnessione del terzo millennio ha creato attorno alle persone un vuoto che in molti non riescono a colmare. Proprio le patologie che colpiscono chi si nasconde dietro allo schermo di un pc o di uno smartphone e, più in generale, il tema del cambiamento indagato sia sotto il profilo clinico che sotto quello sociale e culturale, hanno animato il congresso nazionale della Federazione italiana delle associazioni di psicoterapia (presieduta dallo psichiatra e psicoterapeuta napoletano Giuseppe Ruggiero). Un congresso che ha portato a Napoli personaggi del calibro di Patricia Crittenden (presidente dell’Associazione Internazionale per lo Studio dell’Attaccamento) e Frank Lachmann (fondatore dell’Istituto per lo Studio Psicoanalitico della Soggettività di New York). «Viviamo in quella che si chiama “look at me generation” – spiega Ruggiero -, gli adolescenti hanno il bisogno di essere riconosciuti e visti, e la rete lo consente». Tuttavia, questo individualismo non è scevro da problemi. Lo specialista partenopeo spiega che smartphone e social sono come delle «protesi del nostro Io. Chiaramente, demonizzare i social sarebbe un errore: la tecnologia in sé non è né buona né cattiva, ma neanche neutrale». In sostanza gli adolescenti sono impegnati in un perenne sforzo di adattamento alle richieste della società, in un contesto nel quale i punti di riferimento vengono meno. Questo comporta in molti casi una drammatica frammentazione dell’identità. E qui entrano in gioco i social che, aggiunge Ruggiero, «sono una scorciatoia, un passepartout attraverso il quale mettersi in contatto con gli altri. Tuttavia quelle connessioni non sono relazioni vere e proprie, non si creano legami, ci si connette, appunto. Così l’adolescente si sente protetto dallo schermo, non ha bisogno di mettersi in gioco ma senza accorgersene si isola». Siamo sempre più connessi ma anche sempre più soli.