Così cambiano le famiglie, tra «changeability» e «funambolismo»
Non più famiglia, ma famiglie. Tra unità monoparentali, omoparentali, ricostituite, immigrate, allargate, negli ultimi anni è cambiato anche il modo di declinare il termine che definisce la cellula fondamentale della società. In una fase di profondi cambiamenti, genitori e figli sono chiamati a ripensare il loro ruolo all’interno delle nuove famiglie e la psicologia deve rapportarsi a una schema complesso per intervenire in contesti che si evolvono costantemente. Per questo l’Istituto italiano di psicoterapia relazionale (Iipr) ha coinvolto istituzioni, magistrati, assistenti sociali e rappresentanti di associazioni e cooperative che si occupano di famiglia e genitorialità, con i quali si costruiranno contesti stabili di confronto.
Esperti a confronto
Il primo a parlare è stato il sindaco Luigi De Magistris, da sempre molto vicino a questi temi: «Siamo molto attenti ai rapporti umani – ha ricordato – , alle relazioni sentimentali, all’evoluzione del diritto e della società. Allo stesso tempo, siamo impegnati affinché nel dibattito politico si possa affrontare il tema delle genitorialità o delle adozioni tra persone dello stesso sesso. Il legame forte è dato dall’amore e dal sentimento, la forma ha un suo valore, ma cambia con l’evoluzione della società». Chiarendo che «è sbagliato pensare a una maggiore conflittualità all’interno delle famiglie», la presidente dell’Ordine degli Psicologi della Campania, Antonella Bozzaotra, ha sottolineato invece quanto sia «importante utilizzare il paradigma della complessità per riuscire a studiare i nuovi modelli e a comprenderli. Non possiamo più immaginare solo la famiglia nucleare e abbiamo la necessità di ripensare a come si caratterizza la trasmissione intergenerazionale, in che modo si possono trasferire risorse e saperi».
Apertura al cambiamento
Uno dei concetti ai quali bisogna abituarsi è quello di «changeability», ovvero una predisposizione al cambiamento per affrontare la temperie culturali che stiamo vivendo. La changeability costringe i giovani a realizzare quella che definisco «la sindrome del funambolo», di colui che per stare in equilibrio sulla corda deve costantemente mutare la propria posizione del corpo. I genitori, che sono la generazione dei conservatori, devono invece adattarsi alla «sindrome del camaleonte», perché sono chiamati a mutare continuamente pelle pur di poter continuare a coltivare il loro mandato familiare. Quello che sta cambiando non è il ruolo di genitore o figlio all’interno di queste nuove realtà. Il problema è comprendere come prendersi cura delle nuove famiglie, tenendo presente che si tratta sempre di relazioni altamente significative nello sviluppo delle persone, genitori o figli che siano.
Una realtà diffusa
Secondo il direttore didattico dell’Iipr, Camillo Loriedo «i cambiamenti in corso nelle famiglie predispongono maggiormente all’esperienza del neglect, un disturbo della condizione spaziale. Le situazioni in cui ci sono divorzi, alta conflittualità, figli che vengono da diverse territorialità, danno luogo a una serie di discrepanze in cui i soggetti più fragili possono essere trascurati. La tendenza sempre più diffusa all’uso delle tecnologie fa sì che dal punto di vista emozionale si creino immensi silenzi, con scarsissima partecipazione personale da parte degli individui, che tendono a frequentarsi a distanza piuttosto che a confrontarsi direttamente. Questo fa sì che il neglect diventi una realtà sempre più diffusa».