Ansia e depressione, quegli italiani che si sentono in balia delle correnti
Ansia, depressione, attacchi di panico. Sono solo tre dei grandi mali di questo millennio fatto di incertezze e di ritmi forsennati. Non meraviglia che i dati dell’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS) parlino per il 2020 di una vera e propria epidemia di depressione. Ovviamente il termine “epidemia” è una provocazione, ma questo non cambia la sostanza delle cose. Più della metà della patologie mentali si manifesta nella tarda adolescenza, e la metà delle nazioni mondiali hanno un solo psichiatra infantile per ogni 2 milioni circa di abitanti. Ogni anno si registrano circa 800mila suicidi l’anno, un numero enorme che lascerebbe a bocca aperta anche se si stesse parando di una guerra.
In balia delle correnti
Il dramma di chi è colpito da un disturbo psichico o psichiatrico è spesso quello di non trovare nel pubblico un punto di riferimento adeguato. Chi soffre di questi problemi si trova spesso sballottato da un centro all’altro, costretto ad aspettare per ore il proprio turno per una visita. E tristemente, molte volte chi dovrebbe offrire una valutazione e una terapia è stanco e demotivato. Chi ha problemi psicologici o psichiatrici finisce per sentirsi come in balia delle correnti, e questo destabilizza non poco una condizione già molto precaria. Attorno a queste persone servirebbe invece attenzione, cura, sostegno e professionalità. In una parola servirebbero “risorse”.
L’eccezione che conferma la regola
Come sempre, vale l’obbligo di non fare di tutta l’erba un fascio. Vale a dire che in un mondo (quello pubblico) che vive di stenti, di tagli lineari e di strette al bilancio, si trovano anche delle sacche d’eccellenza e delle isole felici. Spesso anche fondazioni private che cercano di sopperire alle carenze pubbliche. In questo caso però ci si deve affidare alla buona sorte. Peccato che l’articolo 32 della Costituzione parla di una Repubblica, la nostra, che «tutela la Salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti». La domanda è: ci rispecchiamo ancora in questa descrizione? La risposta è nelle esperienze di ciascuno, nella coscienza di quella politica che è chiamata a vigilare sul benessere e, perché no, sulla Salute del popolo sovrano.