Accumulatori compulsivi digitali, è una malattia
Come nella vita reale, anche nel mondo digitale c’è chi non riesce a sbarazzarsi di vecchie cose ormai inutili. E se dal vivo si traduce nell’occupare spazio in casa con cartoline ricordo, vestiti che non vengono indossati più da decenni e bigliettini di auguri degli ultimi 20 anni, per gli accumulatori compulsivi digitali si tratta di vecchie mail, foto o documenti ormai in disuso. Non ci sarebbe nulla di male – a parte il limite di gigabyte sul computer – se non fosse che secondo alcuni ricercatori, si tratterebbe di una vera e propria patologia in certi casi (il ‘digital hoarding’). Lo affermano due studiosi dell’australiana Monash University in uno studio presentato all’International Conference on Information Systems di San Francisco.
Lo studio
I ricercatori hanno somministrato a circa 850 persone dei questionari simili a quelli utilizzati per diagnosticare gli accumulatori compulsivi. È stato analizzato il livello di stress provocato dal pensiero di dover cancellare dei contenuti. “L’analisi – scrivono Darshana Sedera e Sachithra Lokuge, i due ricercatori coinvolti – ha rivelato che l’accumulo seriale digitale, simile a quello ‘tradizionale’, può causare alti livelli di stress personale”.
Più a rischio le donne
Secondo gli autori, il problema riguarda maggiormente la fascia di età tra 20 e 30 anni e colpisce di più le donne, che sembrano avere più difficoltà nel liberarsi del materiale digitale inutile. Inoltre, nel mondo digitale ci sono molti meno problemi di spazio, a differenza dell’accumulo seriale ‘reale’. Il livello di stress, infatti, è risultato essere indipendente dallo spazio di memoria a disposizione delle persone.