Varianti Covid-19, cosa c’è di diverso in Cerberus e Gryphon
Il virus SARS-CoV-2 muta continuamente. Dall’omicron, la variante del ceppo originale che ancora domina il panorama epidemiologico mondiale, sono nate una lunga serie di sotto-varianti. Le ultime arrivate si chiamano Cerberus e Gryphon (BQ.1 e XBB). I nomi richiamano inquietanti mostri della mitologia greca. Sebbene delle differenze ci siano, non avrebbero niente di più temibile delle precedenti, a detta degli esperti.
Cerberus e Gryphon
L’avanzata di Covid-19 con Cerberus e Gryphon era attesa. Lo aveva preannunciato l’European centre for disease prevention and control (Ecdc). Già lo scorso 21 ottobre aveva pubblicato un report sui dati delle sequenze genetiche di Sars-cov-2 e delle sue varianti raccolte dalla banca dati internazionale Gisaid
In generale, le nuove sottovarianti BQ.1 e XBB sono abbastanza simili tra di loro e non differiscono in maniera significativa dalle varianti di Sars-Cov-2 da cui derivano. I dati dettagliati sono disponibili sui siti dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e dello European center for disease prevention and control (Ecdc).
Tuttavia, da un’analisi realizzata lo scorso mese, emerge come le nuove varianti riescano a superare con più facilità le difese immunitarie. In pratica, i dati fanno ritenere che entrambe siano più immunoevasive, e che dunque il rischio di reinfezione sia più alto rispetto alle altre sottovarianti di omicron in circolazione.
I sintomi delle nuove varianti
Non ci sono dati che indichino che l’infezione di Cerberus o di Gryphon diano esito a una malattia (Covid-19) più grave o più mortale. Per quanto riguarda i sintomi che le caratterizzano, sembra colpire soprattutto le alte vie respiratorie, con sintomi simil-influenzali.
I disturbi iniziali più diffusi sono congestione nasale, mal di gola e forti mal di testa, che possono portare con sé tosse, dolori muscolari e febbre. La Francia è il Paese dove Cerberus sta avanzando più rapidamente. Tra i sintomi più comuni ci registrano anche disturbi intestinali. Invece, nei casi più gravi si verificano difficoltà respiratorie e alterazione del ritmo cardiaco.
Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’istituto Galeazzi di Milano, intervistato da Repubblica, ha ribadito che “l’infezione Covid va diagnosticata”. Dunque è un errore considerare Covid-19 come solo un raffreddore.