Schillaci a Sanremo: Il 50% degli italiani non fa prevenzione.
Schillaci a Sanremo
Un italiano su due rinuncia agli screening per diagnosticare precocemente tumori della mammella, del colon e dell’utero. Il dato, ma soprattutto un forte appello alla prevenzione, arriva dal ministro della Salute Schillaci. Intervenendo al talk show dedicato alla prevenzione dei tumori organizzato a Casa Sanremo, il ministro ha sottolineato «che uno degli effetti della pandemia sia stato proprio quello sui malati oncologici. Sono saltate tante visite, tanti screening. Sono saltati, credo, oltre 2 milioni di screening. Oggi i numeri per fortuna sono in ripresa ma non dobbiamo abbassare la guardia». Il ministro ha anche sottolineato come nel nostro paese, ancora oggi, ci sia una grande disparità su base regionale. «Purtroppo, c’è anche una disparità importante di risposta tra regioni e regioni. Ci dobbiamo impegnare e il messaggio deve essere chiaro: lo screening va fatto e lo screening aiuta a evitare malattia e purtroppo le conseguenze più brutte di questa malattia».
I CONTROLLI
Ma qual è il momento giusto per sottoporsi ad un controllo per queste tre forme di tumore? Come ha ricordato il ministro Schillaci, nel nostro paese i Lea comprendono screening per tumori al collo dell’utero, al colon e alla mammella. Per il colon, in assenza di familiarità o sintomi, l’età giusta per sottoporsi ad una colonscopia è di 50 anni. L’esame si può eseguire in sedazione e dura circa 30 minuti. Inoltre, un esame specifico per la diagnosi precoce del tumore del colon è la ricerca di sangue occulto nelle feci, un esame semplice e rapido da effettuare.
SENO
Per quanto riguarda il tumore del seno, lo screening si rivolge alle donne di età compresa tra i 50 e i 69 anni e si esegue con una mammografia ogni 2 anni. In alcune Regioni si sta sperimentando l’efficacia in una fascia di età più ampia, quella compresa tra i 45 e i 74 anni. I programmi organizzati di screening prevedono che l’esame venga eseguito visualizzando la mammella sia dall’alto verso il basso che lateralmente. Una maggiore accuratezza nella diagnosi viene ottenuta dalla valutazione della mammografia effettuata separatamente da 2 medici radiologi. In caso di un sospetto, al primo esame seguono ulteriori accertamenti diagnostici che, all’interno dei programmi organizzati di screening, consistono in una seconda mammografia, in un’ecografia e in una visita clinica. A questi esami può far seguito una biopsia per valutare le caratteristiche delle eventuali cellule tumorali.
UTERO
Infine, i test per lo screening del tumore del collo dell’utero sono il Pap-test e il test per Papilloma virus (HPV-DNA test). Il test impiegato finora è il Pap-test, offerto ogni 3 anni alle donne di età compresa tra i 25 e i 64 anni. Poichè recenti evidenze scientifiche hanno dimostrato che sopra i 30 anni è più costo-efficace il test per il Papilloma virus (HPV-DNA test) effettuato ogni 5 anni, tutte le Regioni si stanno impegnando per adottare il modello basato sul test HPV-DNA. Il nuovo test di screening si basa sulla ricerca dell’infezione dell’HPV ad alto rischio. Il prelievo è simile a quello del Pap-test (prelievo di una piccola quantità di cellule del collo dell’utero, eseguito strofinando sulle sue pareti una spatolina e un tampone). L’esame deve essere effettuato non prima dei 30 anni ed essere ripetuto con intervalli non inferiori ai 5 anni in caso di negatività. Se il test HPV risulta positivo la donna dovrà sottoporsi a un Pap-test che quindi diventa un esame di completamento (chiamato anche test di triage), perché seleziona le donne che hanno modificazioni cellulari e che devono fare la colposcopia. Se invece la citologia non presenta alterazioni importanti la donna ripeterà il test HPV dopo un anno. Dai 25 a 30 anni l’esame di riferimento rimane il Pap test da eseguirsi ogni tre anni. Questa scelta è dovuta al fatto che in giovane età la probabilità di avere una infezione da HPV è molto alta senza che questa assuma una importanza clinica.