Migliora in Piemonte la qualità della vita
Otto anni in più. Sono quelli guadagnati dagli anni ’70 ad oggi dai cittadini torinesi grazie ai grandi salti in avanti fatti dalla scienza, la medicina e la ricerca, ma anche all’adozione di stili di vita più sani. Tra questi, la mortalità causata dall’abuso di alcool si è quasi dimezzata, mentre quella legata al fumo è diminuita del 40 per cento. A questi miglioramenti si aggiunge anche la riduzione del 60 per cento della mortalità per le malattie “evitabili”, attraverso, diagnosi precoci, cure più adeguate e tempestive e la presa in carico di pazienti cronici. Dal 1995 al 2012, anche l’assistenza territoriale ha fatto passi da gigante in Piemonte, a tal punto da ridurre il tasso di ricoveri per patologie croniche al 28 per cento fra gli uomini e al 22 per cento fra le donne. Ed è migliorata di molto anche l’assistenza ospedaliera; un esempio ne è il tasso di mortalità correlata al parto, che è calato in 40 anni dal 53,4 al 3,7 su 100.000.
Rispetto a quegli anni, la speranza media di vita di un uomo residente in Piemonte è passata da 72 a 80 anni e mezzo, mentre quella delle donne è salita da 78 a circa 86. Si può quindi dire che i piemontesi godono di buona salute, sicuramente una salute “migliore” rispetto alla maggior parte degli italiani.
Secondi lo “Studio longitudinale torinese” realizzato dal Servizio di epidemiologia della Regione Piemonte, che ha fornito questi numeri prendendo in esame il periodo dal 1972 al 2011, se alcuni dati mostrano importanti miglioramenti, altri invece attestano che le disuguaglianze, tuttavia, che seguono le differenze sociali ed economiche, restano ancora profonde: in 40 anni si è ridotta, infatti, la differenza nell’aspettativa di vita fra le donne laureate e quelle meno istruite, che è scesa da 5 a 3 anni e mezzo, mentre è aumentata – da 4 a 5 anni – quella degli uomini.