Mal di schiena, cause più comuni. Specialista spiega come intervenire
Oltre metà della popolazione – circa il 60 per cento – soffre di mal di schiena. Spesso nasce da cattive abitudini, anche inconsapevoli. Stando ai dati, questo disagio comune colpisce più di 619 milioni di persone nel mondo. Oggi è la prima causa di disabilità ed è destinata a peggiorare nei prossimi tre decenni. Si prevede che il numero di persone colpite salirà a 840 milioni, con un aumento del 36%. Le stime sono riportate da due studi dell’Università delle Hawaii, pubblicati sull’International Journal of Environmental Research and Public Health. Inoltre gli analisti mettono in correlazione mal di schiena con sintomi depressivi e dolore spinale con problematiche cardiovascolari, ipertensione e diabete.
Eppure basterebbe davvero poco per stare meglio e scongiurare cronicità o conseguenze più gravi nel lungo periodo. Infatti, il più delle volte il mal di schiena non è causato da problematiche importanti. A fare il punto sulle abitudini sbagliate che causano il disagio è il dott. Giuseppe Falvella, fisioterapista, specializzato in rieducazione posturale, ortopedica e sportiva. Da anni segue sportivi professionisti e non, per aiutarli nella prevenzione dell’infortunio e durante la fase riabilitativa. “È luogo comune pensare che il mal di schiena sia dovuto a una grave condizione di salute, quale per esempio un’ernia del disco o una protrusione discale”, spiega lo specialista. “In realtà, nel 90-95% dei casi circa il mal di schiena non rappresenta nulla di particolarmente allarmante. In sostanza, quindi, è quasi sempre un dolore di lieve rilevanza clinica”.
Ma, allora, cosa scatena il mal di schiena nella maggior parte delle persone?
“Nel rispondere a questa domanda, gli esperti chiamano in causa il concetto di tolleranza al carico. Quando i tessuti della schiena (muscoli, articolazioni, legamenti, dischi ecc.) subiscono stress e stimoli maggiori rispetto alla loro capacità di tolleranza al carico, entrano in uno stato di sofferenza e, conseguentemente, compare dolore. Ciò spiega per quale motivo, per esempio, compiere attività insolite, che sovraccaricano la schiena, sfoci in dolore lombare. Lo stesso dicasi quando si dorme male, in posizioni scomode oppure quando si assume la stessa postura per tempi prolungati (es: molto ore in piedi)”.
Lo stile di vita quanto incide sul malessere?
“Ci sono dei fattori che alimentano il dolore e che, tante volte, sono motivo della sua cronicità. Si tratta di: scarsa qualità del sonno notturno, sedentarietà, ansia, stress e anche la paura di eseguire determinati movimenti. Un dato importante è che nella maggior parte dei casi, il mal di schiena è dovuto a condizioni facilmente correggibili”.
Quando il mal di schiena deve preoccupare?
“Molto più di rado, il mal di schiena è dovuto a patologie serie, che meritano le attenzioni di un professionista del settore medico-sanitario”, sottolinea lo specialista. “Le più importanti tra queste patologie sono, senza dubbio, l’ernia del disco e le discopatie in generale. Si tratta di condizioni in cui si assiste a un’alterazione più o meno grave del disco intervertebrale che può associarsi alla compressione e irritazione delle radici nervose dei nervi spinali o del midollo spinale. All’interno di questo quadro clinico, rientrano anche la sciatica (sciatalgia), la lombosciatalgia. Alle discopatie, seguono malattie ancora più serie (ma per fortuna ancora meno frequenti), come fratture, infezioni, tumori (tumori spinali e mieloma multiplo) e cause di natura viscerale”.
Quanto pesa una vita poco attiva?
“Le evidenze più recenti suggeriscono che una povertà di stimoli motori comporti, a livello di schiena, atrofia muscolare e una spiccata tendenza all’affaticamento da parte dei muscoli profondi (erettori spinali, multifido ecc.). Da questa scarsa performance muscolare ne consegue una diminuzione della stabilità della colonna, che si traduce in un maggiore stress (non lesione) per le articolazioni, i legamenti e i dischi intervertebrali. Il quadro sopra descritto interessa molto da vicino le persone sedentarie e coloro che forniscono alla schiena stimoli scarsamente variegati (come quelli che per esigenze lavorative trascorrono molto tempo in posizione seduta o in piedi)”.
In questi casi, quindi, bisogna intervenire anche sui muscoli?
“In questi soggetti, l’esercizio terapeutico mirato al rinforzo della muscolatura può rappresentare la chiave per la risoluzione del dolore. Ovviamente è importante ricordare quanto sia importante, almeno in fase iniziale, la supervisione di un fisioterapista, ortopedico o osteopata”.