Listeria, perché è importante escludere gli alimenti a rischio
La lista dei prodotti venduti nei supermercati che rischiano di contenere il batterio si allunga. I danni causati dalla listeriosi possono essere gravi soprattutto per alcune categorie come le donne incinte. Dopo i würstel, la porchetta di Ariccia e i tramezzini al salmone, la possibile presenza della listeria è stata segnalata anche nel gorgonzola dolce Dop marchio Pascoli italiani. Il Ministero della salute ha disposto il ritiro del lotto indagato dal mercato e ha diffuso la raccomandazione, per chi l’avesse già acquistato, di non consumare il prodotto e di riportarlo dove è stato acquistato.
Dove si trova la listeria
La Listeria monocytogenes è un batterio ubiquitario che abita nell’acqua, nel terreno e nella vegetazione. Può contaminare verdure e animali selvatici, bestiame, pesci e crostacei. È in grado di sopravvivere alle basse temperature e il contagio nell’uomo avviene principalmente attraverso gli alimenti. La malattia causata da questo agente patogeno è la listeriosi, quest’ultima nella maggior parte dei casi è legata alla contaminazione di verdure e vegetali crudi, latte e formaggi molli prodotti con latte non pastorizzato, carni poco cotte, insaccati o alimenti che hanno subito una contaminazione incrociata. Anche all’interno del frigorifero può svilupparsi il batterio, proprio in seguito alla conservazione non ottimale dei cibi a rischio. Da qui l’importanza di pulire regolarmente i ripiani e le pareti.
Sintomi e casi a rischio
La listerosi è una malattia rara, in quanto è sufficiente cuocere bene il cibo – soprattutto la carne – per eliminare il batterio. Gli alimenti a rischio sono soprattutto quelli freschi e pronti al consumo. In generale, se a contrarla è una persona in salute, i sintomi della malattia sono quelli di una normale intossicazione alimentare: mal di stomaco, diarrea, e febbre, e solitamente si risolvono da soli in breve tempo. Tuttavia, la mortalità e il tasso di ospedalizzazione della listeria impennano se a contrarla sono categorie più fragili, come neonati, persone immunodepresse e donne in gravidanza. Secondo le stime, la probabilità di contrarre l’infezione dagli alimenti è fino a 17 volte maggiore nelle categorie più fragili. Anche in questi casi, la malattia di solito si manifesta con sintomi lievi e poco preoccupanti, come una sindrome simil-influenzale, con febbre, lieve diarrea, affaticamento e dolori vari. Nel caso delle donne incinta, però, il batterio può raggiungere la placenta e causare un’infiammazione, la placentite, con conseguenze anche gravi. I rischi aumentano se la malattia viene contratta durante i primi tre mesi di gravidanza: l’aborto spontaneo avviene, secondo le stime, nel 15-25% dei casi. Nel 70% dei casi invece, il feto arriva comunque a nascita ma il neonato è affetto da listeriosi congenita che può essere contratta durante il parto. L’unica arma esistente è un antibiotico, l’Ampicillina, capace di sconfiggere la Listeria, senza avere controindicazioni o dei rischi per il feto.