Colon irritabile: riconoscere sintomi e gestirlo
Il colon irritabile è una patologia molto diffusa che interessa dal 7% al 21% della popolazione generale. Si tratta di un disturbo cronico, legato ai momenti stress psico-fisico. I sintomi colpiscono soprattutto le donne, con numeri circa 2 volte maggiori rispetto agli uomini. I più comuni sono: dolore all’addome, gonfiore, disturbi nell’evacuazione e debolezza. Spesso il disturbo è debilitante, perché correlato anche a manifestazioni extra-intestinali. Gli espetti di Humanitas ne hanno parlato in un approfondimento.
I sintomi del colon irritabile
I sintomi del colon irritabile sono tendenzialmente cronici, i momenti di riacutizzazione del disturbo coincidono in genere con momenti di stress psico-fisico. Per esempio in concomitanza di infezioni o interventi chirurgici, o stress lavorativo ed emotivo.
I sintomi si dividono tra addominali ed extra intestinali. Il principale disturbo è il gonfiore e dolore addominale. Nei casi meno gravi può manifestarsi anche come un semplice fastidio. “Abitualmente il dolore migliora dopo aver evacuato – spiega la dottoressa Anita Busacca, gastroenterologa presso l’IRCCS Istituto Clinico Humanitas Rozzano e presso gli ambulatori Humanitas Medical Care. Tuttavia ” la patologia porta ad alternare diarrea e stipsi”. In particolare, il colon irritabile dà una sensazione di generale debolezza. Inoltre può accompagnarsi a manifestazioni come: emicrania, difficoltà nella concentrazione, irritabilità, depressione, ansia, fibromialgia, cistite, problematiche della sfera sessuale.
Cause
Il colon irritabile è correlato allo stress, ma anche a una serie di concause che influenzano la motilità intestinale e la salute del colon. “Tra queste – spiega la specialista – si annoverano la gastroenterite, la disbiosi (alterazione della flora intestinale), il reflusso gastroesofageo o ancora l’utilizzo di farmaci che interferiscono con la regolarità dell’intestino. Per quanto riguarda le infiammazioni, invece, vi sono determinati globuli bianchi che possono erroneamente infiltrare la mucosa intestinale, o la presenza di cellule correlate allo sviluppo di allergie alimentari e intolleranze.
In generale, il colon irritabile si associa a una molteplicità di concause. Così come lo stress psicologico si riflette sulla salute dell’intestino, anche i problemi del tratto digestivo provocano stress nei pazienti che li sperimentano.
Cura
Il colon irritabile è una patologia funzionale, in cui l’organo non presenta alterazioni e gli esami diagnostici hanno esito negativo.
“Una volta individuata dallo specialista la presenza del disturbo – continua l’esperta – in primis è opportuno modificare il proprio stile di vita, che dovrà essere più attivo, e con una dieta equilibrata. Fondamentale, per chi presenta il colon irritabile, bere molta acqua, perché una buona idratazione favorisce i processi digestivi. Quando, nonostante una modifica delle abitudini igienico comportamentali, la situazione non migliora, potrebbe essere necessario il ricorso alla terapia farmacologica.
Tra i farmaci somministrati per risolvere le problematiche intestinali vi sono gli antispastici, contro i dolori, i lassativi non irritanti, in caso di stitichezza, i farmaci antidiarroici, o gli antibiotici intestinali, che riducono l’attività di fermentazione della flora intestinale e sono utili per ridurre il gonfiore. Utile, poi l’integrazione di fermenti lattici (probiotici) ed enzimi digestivi per chi soffre di meteorismo”.
Dieta per il colon irritabile
La dieta Fodmap è quella consigliata in questi casi. Prevede una drastica riduzione degli zuccheri a bassa digeribilità, tra cui i monosaccaridi e gli oligosaccaridi, e di altre sostanze che favoriscono il richiamo di acqua nell’intestino e assecondano la fermentazione. Si tratta dei legumi, dei carciofi, del latte, delle mele, albicocche e pesche e della birra.
“Tuttavia – conclude la specialista – la dieta va integrata di volta in volta in base alla storia clinica del singolo individuo, a eventuali allergie o intolleranze e, soprattutto, va considerato che è sconsigliato escludere alimenti per un tempo eccessivamente lungo. Da questo punto di vista, dunque, è opportuno venire presi in carico, oltre che dallo specialista gastroenterologo, anche da un dietista, che può individuare insieme al paziente la dieta più adatta alle sue esigenze”.