Censis, meno nascite e mamme più grandi per crisi economica
La campagna del Fertility day non è andata bene neanche stavolta. La nuova locandina varata dal ministero della Salute è stata ritirata dal ministro Beatrice Lorenzin per il presunto razzismo dell’immagine. L’ opuscolo sugli stili di vita corretti per la prevenzione della sterilità e dell’infertilità rappresentava in alto “le buone abitudini da promuovere”, con una famiglia bella, bionda e sorridente, mentre in basso “i cattivi ‘compagni’ da abbandonare”, con un gruppo di giovani che fumano erba, tra cui alcuni di colore. Durante la giornata al centro delle polemiche sui Social sono stati diffusi i dati del CENSIS sulle nascite in Italia.
Sono 485.780 i bambini nati nel 2015, il numero piu’ basso dall’Unità d’Italia, il 3,3 per cento in meno rispetto al 2014 (16.816 nati in meno). Con un tasso di natalità pari a 8,0 per 1.000 abitanti nell’ultimo anno (era 8,3 per 1.000 nel 2014) il Paese si posiziona all’ultimo posto nella graduatoria europea.
La riduzione delle nascite si registra in maniera uniforme lungo tutta la Penisola, ma le regioni con la più bassa natalità sono la Liguria (6,5 nati per 1.000 abitanti) e la Sardegna (6,7 per 1.000). Si è verificata una progressiva riduzione del tasso di fecondità, che è passato da 1,46 figli per donna nel 2010 a 1,35 nel 2015. È rilevante il contributo delle donne straniere alla natalità, dal momento che le nascite da madre straniera rappresentano il 19,2 per cento del totale. Le donne in Italia diventano madri per la prima volta mediamente a 30,7 anni: l’età più avanzata nel confronto con tutti gli altri Paesi europei. Tra gli ostacoli principali ci sono la crisi economica e le politiche familiari carenti. Secondo una recente indagine del Censis, l’83 per cento degli italiani pensa che la crisi economica abbia reso più difficile la scelta di diventare genitori. Per quanto riguarda il tema dell’infertilità, il 60 per cento degli italiani si giudica poco o per nulla informato. La scarsa informazione riguarda anche i laureati (50 per cento). Anche l’età media delle coppie che ricorrono alla procreazione medicalmente assistita tende a crescere, sia quella degli uomini (dai 37,7 anni del 2008 ai 39,8 del 2016) che delle donne (da 35,3 a 36,7 anni). Una volta arrivate al centro di pma, un terzo delle coppie attende in media meno di 3 mesi prima di accedere effettivamente ai trattamenti (si tratta soprattutto di coppie che si sono rivolte a centri privati: 49 per cento). Il 42 per cento delle coppie attende invece più di 6 mesi (e la percentuale raggiunge, in questo caso, il 61 per cento tra chi si è rivolto a centri pubblici).