Il cancro in 100 domande, e 100 risposte
«Il 63% delle donne e il 54% degli uomini colpiti dal cancro sconfiggono la malattia». Il dato, pazzesco se comparato a quello di un decennio fa, è messo in luce da Carmine Pinto, Presidente Nazionale dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM). Si tratta di numeri che si riferiscono a persone che si sono ammalate nel 2005-2009, e mettono in evidenza un rilevante miglioramento rispetto a coloro che hanno ricevuto una diagnosi di tumore nel quinquennio precedente (nel 2000-2004 le percentuali erano del 60% nelle donne e del 51% negli uomini). Per i cinque tumori più frequenti (seno, colon-retto, polmone, prostata, vescica) questo passo in avanti si è tradotto in oltre 6.200 persone in vita.
Il volume
Il tema fa parte dell’introduzione ad un volume che in 100 risposte esplora in modo semplice e diretto il cancro. Per il presidente Pinto «gli importanti progressi registrati negli ultimi decenni nella lotta al cancro possono essere ricondotti ai continui progressi nella prevenzione, diagnosi e terapia dei tumori, che include a pieno titolo la chemioterapia, ancora oggi arma fondamentale e con aspetti di innovatività da non trascurare». E’ lui stesso a spiegare in prefazione che «il libro con le 100 domande e risposte sulla chemioterapia e sul “pianeta” cancro vuole essere una guida per tutti i cittadini per comprendere a fondo la “terapia” che in più di 70 anni ha rappresentato il cardine della lotta ai tumori e che è ancora insostituibile nella cura della maggioranza delle neoplasie.
Fake news
Negli anni sono state diffuse false informazioni o mistificazioni prive di fondamento per screditarne l’efficacia e allontanare o demotivare i pazienti. Insieme abbiamo anche assistito alla pericolosa diffusione di teorie pseudoscientifiche sulle cure miracolose del cancro: dal siero Bonifacio che prese il nome dal veterinario di Agropoli che produceva un vaccino ricavato da capre, a quello dello squalo (l’assurda ipotesi di fondo è che la cartilagine di squalo funzionerebbe come una sorta di antidoto). E ancora, il veleno dello scorpione cubano e il cosiddetto metodo Di Bella. Terapie “alternative” o “naturali” proposte o ricercate speculando su speranze e disperazione dei malati e dei loro familiari dopo una diagnosi di cancro o per l’evoluzione della malattia stessa. Sulla chemioterapia inoltre grava lo stigma di una cura con “pesanti” effetti collaterali che spesso fanno paura più del cancro stesso, reminiscenza del passato e molto lontano dalle attuali possibilità di cura.
Progressi e nuove terapie
«Oggi non è più così – prosegue Pinto -, ed è compito di una società scientifica come l’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) sensibilizzare tutti i cittadini: la chemioterapia si è continuamente sviluppata e innovata, non è più quella di 30 anni fa, ed è più “dolce” rispetto al passato, perché si basa su farmaci più efficaci e meno tossici, e soprattutto abbiamo oggi a disposizione trattamenti complementari che ne riducono in maniera rilevante gli effetti collaterali come la nausea e il vomito. Con le dovute differenze a seconda del tipo di tumore, dello stadio della malattia e della finalità della cura stessa, sono disponibili terapie che non provocano la caduta dei capelli, altre che rispettano la produzione di globuli bianchi e rossi e piastrine da parte del midollo osseo, o sono meno impattanti per le mucose. Non è certamente una modalità di cura superata, malgrado i progressi ottenuti con altre terapie, per esempio con i farmaci a target molecolare e l’immuno-oncologia, si continua a fare ricerca in quest’ambito. Oggi infatti molte delle “nuove” terapie sono somministrate in combinazione o in sequenza con la chemioterapia “più tradizionale”. Più armi quindi insieme per ridurre e migliorare i sintomi come dolore, dispnea, disfagia, prolungare la vita e migliorare le percentuali di guarigioni dopo chirurgia in un sempre più elevato numero di malati. Nel rispetto delle scelte del paziente i clinici devono lavorare per fornire ai malati corrette informazioni, sapendone ascoltare i bisogni, le speranze e le paure, per una piena condivisione del progetto di cura e per evitare perdita di fiducia o rinuncia alle terapie o anche che diventino preda di promesse terapeutiche infondate. Serve cioè una buona dose di empatia ed è quindi necessario disporre degli strumenti per leggere correttamente informazioni e notizie. La chemioterapia nel terzo millennio è ancora quindi un importante strumento nella cura dei tumori solidi, che richiede competenze e professionalità per raggiungere un’adeguata scelta e gestione nella strategia terapeutica di ogni singolo paziente. Tutto questo è possibile e realizzato nelle strutture di Oncologia Medica del nostro Paese, che dispongono di personale medico e infermieristico formato e costantemente aggiornato con conoscenze su efficacia e tossicità dei farmaci, ma soprattutto del malato oncologico nella sua globalità. Con questo volume ci proponiamo di dare risposte a tante domande fatte o solo pensate da pazienti e cittadini perché il diritto all’informazione rappresenta il punto di partenza per garantire a tutti l’accesso alle migliori cure».
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