Cambiamenti climatici. Da dove arrivano e come difendersi
I cambiamenti climatici sono una sfida del nostro tempo: hanno un impatto sulla salute umana, sulla natura e l’economia. Tra le principali cause di questi fenomeni ci sono le emissioni globali di gas a effetto serra: ad esempio il settore dei trasporti è responsabile di oltre il 20% delle emissioni dell’UE nel 2016. Dal punto di vista scientifico i cambiamenti climatici riguardano la quantità di gas a effetto serra – principalmente il biossido di carbonio – rilasciati nell’atmosfera e sottratti alla stessa, come spiega Hans Bruyninckx, Direttore esecutivo AEA. A partire dalla rivoluzione industriale, viene rilasciata una quantità crescente di gas a effetto serra, molto superiore rispetto a quella che il ciclo naturale del carbonio è in grado di assorbire. Ciò porta a un aumento della concentrazione di carbonio nell’atmosfera che, a sua volta, crea l’effetto serra, trattenendo una percentuale maggiore dell’energia solare che arriva sulla Terra.
I sistemi per l’osservazione della Terra monitorano le concentrazioni di carbonio e i risultati non sono incoraggianti: malgrado variazioni stagionali il numero di «parti per milione» (ppm) di biossido di carbonio nell’atmosfera ha superato la soglia di 400 ppm nel 2016 e continua a crescere. Negli ultimi due secoli combustibili fossili come il carbone, il petrolio e il gas naturale hanno dato energia alle case e all’economia (industria, agricoltura, trasporti ecc.). Le società hanno bisogno di energia, ma il fabbisogno può essere soddisfatto da fonti rinnovabili anziché da combustibili fossili? Gli esperti dicono di sì, ma servono politiche globali. Le emissioni, infatti, avvengono a livello nazionale, ma l’effetto è su tutto il pianeta. Una volta rilasciato nell’atmosfera, il biossido di carbonio diventa un problema globale, indipendentemente dal paese e dal settore da cui proviene. “In Europa la quantità di gas a effetto serra rilasciata ogni anno da ciascun settore economico chiave e dalle rispettive attività è soggetta a un attento monitoraggio – spiega l’esperto – Sulla scorta dei dati presentati dagli Stati membri dell’UE l’Agenzia europea dell’ambiente analizza le tendenze e le proiezioni per valutare i progressi compiuti verso il conseguimento degli obiettivi fissati per l’UE nel suo insieme e per ciascuno Stato membro. Le nostre valutazioni degli effetti dei cambiamenti climatici e della vulnerabilità mostrano anche in che modo le diverse regioni d’Europa sono già interessate dai cambiamenti climatici e ciò che possono aspettarsi in futuro secondo diversi scenari di emissione”.
Ad oggi gli Stati membri dell’UE hanno concordato una serie di politiche in materia di clima ed energia e hanno fissato obiettivi chiari per il 2020 e il 2030. Le valutazioni dell’Agenzia Europea dell’ambiente mostrano che l’Unione europea è sulla buona strada per raggiungere gli obiettivi prefissati per il 2020, ma che occorre un maggiore impegno se si vogliono raggiungere i più ambiziosi obiettivi per il 2030. “Stiamo lavorando a una futura piattaforma delle conoscenze finalizzata a sostenere gli obiettivi dell’UE per il 2030 in materia di energia e clima –continua l’esperto – collegando meglio le conoscenze esistenti non solo sul clima e sull’energia, ma anche su altri settori pertinenti quali agricoltura, trasporti e qualità dell’aria. Il successo dipenderà – conclude – sia dall’adozione di decisioni politiche informate sia dalla volontà globale di porre fine alla nostra dipendenza dai combustibili fossili. L’accordo di Parigi ha rappresentato una pietra miliare nel consolidamento dell’impegno globale a combattere i cambiamenti climatici, riunendo governi, imprese e società civile”.