Mieloma, nuovi scenari terapeutici per una migliore qualità di vita
«Il mieloma può essere considerato come la seconda patologia neoplastica ematologica dopo il linfoma. Molto importante è far capire cos’è e come si comporta questa malattia che colpisce il midollo osseo, normalmente deputato alla produzione di piastrine, globuli bianchi e globuli rossi. Purtroppo la produzione di plasmacellule a causa del mieloma determina anche delle lesioni anche a livello osseo». Nel mese dedicato al mieloma, la dottoressa Maria Teresa Petrucci (dirigente medico di Ematologia presso l’Azienda Policlinico Umberto I di Roma) fa il punto sulla malattia e soprattutto sulle possibilità di cura. Ai microfoni di Radio Kiss Kiss, per il consueto appuntamento con le pillole di Salute del network editoriale PreSa, la dottoressa Petrucci ha spiegato che i sintomi del mieloma sono vari.
Ma i principali campanelli d’allarme sono la stanchezza e l’astenia, proprio a casa di una minore produzione di globuli rossi. Anche dolori ossei importanti, che aumentano quando ci si muove, possono mettere in luce un problema. «In questi casi – ha detto – è sempre bene rivolgersi ad uno specialista. La malattia interessa sopratutto le persone più anziane, l’età media è di 70 anni, anche se vediamo sempre più anche persone al di sotto dei 50 anni». La buona notizia è quella che riguarda le nuove terapie e quelle che a breve saranno disponibili. «Questa malattia al momento può essere cronicizzata. Abbiamo a disposizione moltissime opzioni terapeutiche e servirà ancora qualche anno per poter sperare di arrivare ad una vera e propria cura. Va comunque detto che abbiamo pazienti trapiantati ormai da 20 o 30 anni che speriamo possano essere del tutto guariti, ma la serietà al momento ci impone cautela». Negli ultimi anni, come detto, sono state prodotte molte nuove molecole. «Parliamo di cronicizzazione proprio grazie a queste nuove molecole, che sono disponibili in tutta Italia. Non c’è bisogno di sottoporsi a lunghi viaggi della speranza. Gli ultimi arrivati sono anticorpi monoclonali che riescono a colpire sempre più e sempre meglio le cellule malate risparmiando quelle sane. La malattia è impegnativa e deve essere trattata in centri specialistici, ma l’ottimismo è d’obbligo visto lo stato dell’arte».