Povertà sanitaria, in troppi rinunciano alle cure
Attraverso la lente dei social, il nostro è realmente il Bel Paese: una vita fatta cene eleganti, balletti in spiaggia e auto di lusso. Ma le storie sui social, si sa, spariscono in fretta, e quando l’obiettivo dello smartphone si spegne e il cellulare torna in tasca, o in borsa, emerge una realtà ben più dura. Compare allora, in quel preciso istante, un’Italia molto diversa, nella quale circa 4,5 milioni di cittadini sono costretti a rinunciare a visite mediche o accertamenti diagnostici per problemi economici, di lista di attesa o difficoltà di accesso.
Povertà sanitaria Istantanea di un dramma
Non è quindi una “storia”, bensì un’istantanea, a tracciare i contorni di un Paese nel quale sono sempre più i cittadini che vivono un vero e proprio dramma. A certificarlo è l’ultimo Rapporto sul Benessere equo e sostenibile (Bes) dell’Istat. L’istantanea di questo dramma parla di un raddoppio della quota di chi ha rinunciato alle visite o agli esami per problemi di lista di attesa (da 2,8% nel 2019 a 4,5% nel 2023). Resta stabile la rinuncia per motivi economici (da 4,3% nel 2019 a 4,2% nel 2023), ma comunque in aumento rispetto al 2022: +1,3 punti percentuali in un solo anno.
Viaggi della speranza
Colpisce il flusso di quanti sono spinti a lasciare le regioni del Sud per trovare assistenza in quelle ben più ricche del Nord. L’emigrazione ospedaliera extra-regione torna insomma ai livelli pre-Covid: nel 2022 l’8,3% dei ricoveri in regime ordinario per acuti. Stando al rapporto: Basilicata, Calabria, Campania e Puglia sono le regioni con maggiori flussi in uscita non compensati da flussi in entrata; in Sicilia e Sardegna, sebbene l’indice di emigrazione ospedaliera sia contenuto, è molto superiore all’indice di immigrazione ospedaliera.
Presa in carico
Risulta in continuo aumento la quota di anziani assistiti in Assistenza domiciliare integrata (Adi), dal 2,9% nel 2019 al 3,3% nel 2022, ma resta una forte variabilità territoriale: dal 3,8% nel Nord-est al 2,6% al Sud. Se si considera anche l’assistenza residenziale, rimane il Nord-est l’area con la maggiore presa in carico di anziani fragili (6,2% nel 2021) e il Sud con quella più bassa (2,8% nel 2021). Dati che dovrebbero far riflettere sul progetto di dar vita ad una autonomia differenziata, che in sanità rischia di avere conseguenze molto serie.