Tumore: con oltre 2.5 milioni di esami in meno aumenteranno diagnosi in fase avanzata
Gli effetti della pandemia Covid-19 sono stati devastanti anche sul piano della prevenzione. Lo dimostrano i dati dell’Osservatorio Nazionale Screening che certificano una brusca frenata per gli screening oncologici. Ci sono stati 4 milioni di inviti in meno e 2,5 milioni di mancati esami che si sono tradotti in un ritardo di 5 mesi nell’effettuazione degli screening. Con conseguenti più diagnosi di neoplasie in fase avanzata.
Il 30% delle diagnosi deriva dagli screening oncologici
Più la diagnosi è precoce e maggiori sono le probabilità di cura, questo vale per tutti i campi della medicina, ma in particolare per i tumori. Gli screening oncologi sono esami offerti gratuitamente dal Sistema Sanitario Nazionale con l’obiettivo di intercettare la malattia in quelle fasce di età più a rischio. Nello specifico, lo screening mammografico e quello per la diagnosi del tumore del colon riguardano donne e uomini di età compresa tra 50 e 69 anni (ma alcune Regioni hanno già ampliato il range di età). Mentre l’Hpv-Dna test è garantito alle donne da 25 a 64 anni. Ad oggi le ultime stime indicano che circa il 30% delle nuove diagnosi di tumore derivi proprio dalle attività di screening.
Con l’inizio dell’emergenza sanitaria, le attività di routine degli ospedali sono state ridimensionate e riconvertite. Uno dei settori che ne ha risentito di più è stato proprio quello degli screening oncologici. Secondo i dati dell’Osservatorio Nazionale Screening, nel 2020 oltre 4 milioni di inviti e 2,5 milioni di esami sono venuti meno rispetto al 2019. Tutto ciò si traduce in 5 mesi di ritardo per lo screening per il tumore del collo dell’utero, in 4 mesi e mezzo per lo screening per il tumore della mammella e 5 mesi e mezzo per lo screening colorettale. L’Osservatorio ha aggiornato le stime delle lesioni che potrebbero subire un ritardo diagnostico e che su tutto il 2020 risultano essere pari a oltre 3.300 carcinomi mammari, 2.700 lesioni cervicali CIN2+, quasi 1.300 carcinomi colorettali e oltre 7.400 adenomi avanzati in meno rispetto al 2019. Tuttavia, nell’ultimo trimestre del 2020, alcune Regioni hanno fatto sforzi imponenti per recuperare, ma con grandi differenze territoriali, già esistenti prima dell’arrivo di Covid-19, con un gradiente Nord-Sud in cui vi è mediamente una sofferenza maggiore delle Regioni meridionali.