Prostata: uno studio per identificare soggetti a rischio tumore
Il tumore della prostata (PCa) è la neoplasia solida più diagnosticata nel genere maschile e seconda causa di morte cancro-specifica nella popolazione maschile occidentale. L’obiettivo di uno studio Humanitas è identificare individui a rischio, ovvero soggetti sani portatori di mutazioni DRG, che possono sviluppare tumori più aggressivi e a un’età inferiore rispetto alla media della popolazione. Questi soggetti eleggibili per l’indagine si individuano investigando la linea femminile della famiglia, donne in cui possono manifestarsi tumori al seno e all’ovaio correlati alla stessa mutazione genetica. In altre parole, una buona prevenzione femminile può avere effetti benefici anche per il genere maschile. Dopo l’analisi genetica per verificare la presenza di mutazioni DRG, i casi positivi vengono monitorati mediante visita urologica e determinazione del PHI (Prostate Health Index), un marcatore tumorale dimostratosi più accurato del PSA totale nelle diagnosi precoce di neoplasia prostatica. La ricerca figura tra i 10 progetti selezionati da Fondazione GIMBE e premiati nell’ambito del Bando “Roche per la ricerca clinica – A supporto delle figure di data manager e infermieri di ricerca”.
Cancro alla prostata e analisi del rischio genetico
“Questo è un progetto traslazionale tra generi: partendo dalla conoscenza che abbiamo del rischio genetico e della malattia della donna, possiamo trasferire maggiore consapevolezza agli uomini. Basti pensare che, a oggi, su 100 uomini a rischio, solo il 25% ha accettato di sottoporsi al test genetico. Questo inoltre è un progetto di medicina personalizzata, il che vuol dire che a supporto del paziente c’è un intero gruppo di persone, all’interno del quale uno dei punti di riferimento, reso possibile proprio grazie al bando Roche, è la data manager, la dottoressa Francesca Bernuzzi”, ha spiegato il dottor Massimo Lazzeri, urologo in Humanitas e coordinatore del progetto premiato.
La figura di data manager, pur esistendo da tempo, ha iniziato a essere riconosciuta solo negli ultimi anni. Oggi è consolidata a livello nazionale non solo per l’ordinaria gestione del dato, ma soprattutto per il coordinamento delle procedure e di tutto il personale coinvolto nei trial clinici. Gli altri 9 Enti vincitori, infatti, provengono da diverse regioni d’Italia: Friuli Venezia-Giulia (ASU Friuli Centrale di Udine e ASUGI di Trieste), Lombardia (ASST Spedale Civili di Brescia e ASST di Monza), Emilia-Romagna (IRCCS di Bologna e AOU di Modena e di Parma), Piemonte (Università degli Studi di Torino) e Sicilia (AOU Policlinico G. Rodolico-San Marco di Catania). Oltre all’oncologia, i progetti della seconda edizione sono stati candidati per le aree ematologia oncologica, reumatologia, neuroscienze, malattie respiratorie e coagulopatie ereditarie.