Psichiatra Zanalda sul caso Assago: no a stigma e generalizzazioni
Un fatto drammatico quello consumato ieri sera che sta suscitando paure e allarmi. Sul caso è intervenuto Enrico ZANALDA, psichiatra e Presidente della Società Italiana di Psichiatria Forense (SIPF). “Siamo veramente costernati per quanto accaduto ieri ad Assago, ma non vorrei che questa tragedia aumentasse a dismisura l’incremento dello stigma e della paura nei confronti della psichiatria. Non generalizziamo quindi – raccomanda lo psichiatra – né la condizione di paziente psichiatrico né quella di depresso con un collegamento semplicistico e stigmatizzante che determina allarme sociale e paura dei nostri pazienti. Sarà la perizia psichiatrica ad attribuire la responsabilità della persona. Lo stigma verso la salute mentale è dannoso quanto lo scarso finanziamento dei servizi di salute mentale a distanza di oltre 40 anni dalla legge Basaglia. Al fine di attuare completamente la riforma psichiatrica del superamento degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (OPG), sarebbe opportuno che la Società Italiana di Psichiatria Forense partecipasse anche nell’ottica della prevenzione, all’attuazione pratica della riforma determinata dalla L 81/2014 superamento degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari”.
Psichiatra: riduttivo etichettarlo in automatico come psichiatrico
“Senza dubbio appare doveroso sottolineare la probabile mancanza di equilibrio psichico dell’autore dei gravissimi fatti di ieri – continua ZANALDA – ma etichettarlo come malato psichiatrico o attribuire alla depressione la causa del comportamento, è riduttivo e stigmatizzante. Questa enfasi non può che aumentare la paura della gente nei confronti delle numerosissime persone che soffrono di depressione o sono ricoverate in ambiente psichiatrico”.
Non sottovalutiamo chi sta seguendo percorsi di riabilitazione
“Il soggetto pare fosse anche disoccupato e chissà quali altre caratteristiche emergeranno nei prossimi giorni dalla sua biografia. I comportamenti delle persone sono sempre pluri-determinati e dipendono da molteplici fattori: cultura, personalità, educazione, circostanze ambientali, stato di equilibrio mentale dell’autore del reato e vanno soppesati nell’ottica psichiatrico-forense. Etichettarlo come malato psichiatrico in automatico– ribadisce ZANALDA – è ingeneroso verso tutte quelle persone che si curano e lottano per il proprio equilibrio psichico e che, dopo questo episodio se etichettato non correttamente, troveranno maggiori difficoltà nei percorsi di riabilitazione e reinserimento sociale che tutti i giorni i dipartimenti di salute mentale si impegnano a realizzare”.
Il timore di emulazione
“Nell’immediato il ritiro dei coltelli dai supermercati come sta succedendo in queste ore, può rassicurare i clienti come operazione di marketing più che di incremento reale della sicurezza del pubblico. L’emulazione – conclude ZANALDA – è un fenomeno molto evidente e noto soprattutto in ambito suicidario. Lo è meno nei casi di omicidi di massa, definitivi “mass murder”, anche se il clamore mediatico attira personalità predisposte ad agire scatenando la rabbia incontenibile che provano nei confronti di particolari comunità o della società”.