Prostata, operarsi non significa rinunciare alla virilità
Operarsi alla prostata senza perdere la virilità. E’ questa la preoccupazione dei circa quattordicimila uomini (tra i 45 e i 75 anni) che in Italia che ogni anno subiscono una prostatectomia radicale, cioè l’asportazione completa della prostata. «Per la maggior parte di loro – spiega il professor Vincenzo Mirone, Segretario Generale della Società Italiana di Urologia – i chirurghi possono utilizzare una tecnica che permette di risparmiare, almeno in parte, i nervi coinvolti nell’erezione e dunque consente di riprendere in seguito una regolare attività sessuale». Fortunatamente il numero di questi interventi conservativi è in costante crescita, mentre si abbassa l’età media dei pazienti che, con analisi di screening precoce, individuano il tumore della prostata quando ancora localizzato.
«Dopo l’intervento – riprende Mirone – è necessario assumere i farmaci per agevolare la dilatazione dei vasi sanguigni e l’ossigenazione dei corpi cavernosi del pene. Questi farmaci sono fondamentali, soprattutto se dati nel più breve tempo possibile, per consentire al paziente la ripresa di una vita sessuale attiva e soddisfacente. E, nella maggioranza dei casi, il loro aiuto resta indispensabile anche negli anni successivi».
In questo senso è una buona notizia l’inserimento di una nota pillola per la disfunzione erettile prodotta da un’azienda italiana in fascia A (con la nota 75). Il farmaco è perciò rimborsato dal Servizio Sanitario Nazionale a tutti gli uomini con difficoltà erettili a seguito di un intervento di prostatectomia radicale con risparmio dei nervi.