Pandemia, ecco perché potremmo essere ad una svolta
Potremmo essere veramente alla fine della pandemia. Benché sia stata l’Italia la prima ad essere colpita in Europa dal virus di Wuhan, ora è il Regno Unito a mostrare i segnali di una possibile uscita dalla pandemia. Del resto stato David Nabarro, massimo esperto e inviato speciale dell’Oms per il Covid-19, a dire che la situazione Covid in Gran Bretagna «ci dà motivi di speranza». Nabarro ha ripetuto alla Bbc il messaggio sostanzialmente già lanciato ieri, ovvero che la fine della pandemia è a portata di mano nel Regno Unito, anche se ancora ci vorrà tempo. «L’obiettivo a cui puntiamo tutti è una situazione in cui questo virus è presente, ma la vita è organizzata in modo che non venga interrotta». Il perché di questa posizione “privilegiata” della Gran Bretagna rispetto ai contagi è legato alle scelte adottate, decisioni politiche hanno avuto un prezzo anche molto alto in termini di vite umane perse. Nel Regno Unito oggi sono più del 90% i cittadini immunizzati con i vaccini o protetti per essersi ammalati di Covid, un numero enorme con ora consente al Primo Ministro di eliminare restrizioni Green Pass.
OMICRON
A far migliorare le cose è certamente stata la diffusione della variante Omicron, rivelatasi (almeno per ora) molto diffusiva ma anche poco virulenta. Altra buona notizia è che la terza dose di Pfizer riporta gli anticorpi neutralizzanti a livelli sovrapponibili a quelli che si ottenevano con due dosi di vaccino contro la versione originaria di virus SARS-CoV-2, quella dalla quale è scoppiata poi l’attuale pandemia. La conferma è arrivata da uno studio condotto dalle due aziende e pubblicato su Science. Lo studio ha dimostrato che dopo due dosi di vaccino i livelli di anticorpi neutralizzanti contro Omicron erano 22,8 volte inferiori rispetto a quelli contro il virus di Wuhan, con 20 dei 32 sieri analizzati che non avevano nessuna capacità neutralizzante contro la nuova variante. Con la dose booster, invece, la copertura era tornata a livelli precedenti.
L’ITALIA
Intanto, anche in Italia le cose non vanno male. L’incidenza settimanale nazionale si è stabilizzata mentre cala l’indice di trasmissibilità Rt. I dati certificano una situazione sostanzialmente stabile rispetto alla diffusione del virus e a nuovi ricoveri e decessi, tanto da lasciar timidamente credere di essere ormai in vista di una diminuzione e di una discesa della curva. Stabile, infatti, il tasso di occupazione in terapia intensiva: è al 17,3% (rilevazione giornaliera del Ministero della Salute al 20 gennaio) rispetto al 17,5% della rilevazione al 13 gennaio. Il tasso di occupazione in aree mediche a livello nazionale sale al 31,6% (rilevazione giornaliera del Ministero della Salute al 13 gennaio) contro il 27,1% del 13 gennaio. Tuttavia, se i dati Covid aprono ad un pizzico di ottimismo, non bisogna confondere questa minore virulenza con la possibilità di un liberi tutti. Ancora per molto tempo sarà importante rispettare il distanziamento e l’uso delle mascherine, e sarà di certo determinante che la maggior parte dei cittadini abbia le tre dosi di vaccino. Solo così potremo uscirne presto.